Armando Pugliese: "Il mio omaggio a Elvio Porta"

Lalla Esposito in "Teresa Sorrentino"

di Rita Felerico

L'avvolgente tonalità della voce svela immediatamente il fascino carismatico dell’attore, mentre la conversazione mette a nudo la consolidata esperienza da regista. Ma è la dimensione umana e passionale di Armando Pugliese che coinvolge; si comprende come sia stata determinante nella scelta di mettere in scena Teresa Sorrentino, un testo del suo grande amico Elvio Porta, in cartellone dal 12 al 22 aprile al Ridotto del Mercadante di Napoli, con Lalla Esposito, musiche e canzoni di Sergio Esposito e le scene di Roberto Crea. Da una produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale.
Pugliese, perché Teresa Sorrentino?
“È un omaggio a Elvio Porta. Mi sono sentito in dovere di riproporlo in scena, lui che da questa città – amata con un amore ricambiato solo in parte – non ha ricevuto giusto riconoscimento e meritata attenzione. Morto in condizioni di indigenza nel 2016, non si è in seguito posto accento sul suo lavoro di regista, sceneggiatore, drammaturgo che ha invece aperto nuove prospettive nel concepire il teatro e il suo linguaggio, uno per tutti valga il ricordo del Masaniello”.
Il testo possiede una sua complessità e viene definito un “virtuosismo” per una sola attrice, ma non è un monologo.
“Non è un monologo inteso in senso tradizionale, con il quale definiamo un certo tipo di spettacolo; Teresa Sorrentino è una vera e propria commedia, siamo in presenza di una protagonista che crea in scena un meccanismo di rapporti con altri personaggi immaginati lì, sul palcoscenico, e che lì, in carne e ossa, intreccia una interconnessione con il pubblico sulla scia del suo percorso emotivo. Teresa è una donna provata dalla vita, non mentalmente normale, alla ricerca della sua realtà interiore, e solo un’interprete folle come Lalla Esposito poteva darle voce”.
L’attesa rispetto allo spettacolo?
“Due risultati, il primo – come detto – rendere omaggio a Elvio Porta, al di là di ogni discorso commerciale; l’altro contribuire al riconoscimento a pieno titolo della grande capacità interpretativa di Lalla. Senza di lei, senza la sua sensibilità, lo spettacolo non avrebbe avuto vita. Questo è un lavoro in progress, non possiede ancora forma definitiva, ma a me piace cogliere gli imprevisti, le sorprese”.

Un consiglio ai giovani attori...
“Collaboro con l’Officina Pasolini, dialogo con le nuove generazioni. Penso non si possa insegnare niente, avviene nel teatro ciò che accade esercitando il mestiere di genitori: non si può imporre nulla, tutto deve nascere dal dialogo. Io sono stato fortunato. Ho vissuto la migliore stagione teatrale degli anni ’70-’80, a Napoli, in Italia, in Europa, con ottimi maestri e l’opportunità di realizzare ciò che mi appassionava. Il teatro oggi non è supportato da niente, è ed esiste solo per l’amore che lo sostiene. Un consiglio? Approfondire la preparazione, esprimere valori, creare approccio col pubblico, capire l’azione, chi essere, prepararsi a una vita difficile, a volte di stenti, e ‘rubare’ dai buoni incontri con insegnanti, attori, amici, apprendere e fare proprio il meglio di ognuno”.


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