Borrelli porta in scena le anime del Purgatorio

di Anita Curci
Laica processione intorno alle anime derelitte, ‘e capuzzelle, ai miti popolari, con rivisitazione della Commedia dantesca e declinazione dei vizi capitali. Spettacolo carico di lirismo, inquietudine e potente visionarietà. Opera Pezzentella - anime scellate dalla faccia sporca con Mimmo Borrelli autore, regista e interprete, prodotto quest’anno dallo Stabile di Napoli, è andato in scena a giugno al Complesso Museale della Chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco con grande successo. Oltre dieci minuti di applausi al termine della prima rappresentazione a conferma del potenziale artistico di questo autore, impegnato, tra l’altro, in una nuova e importante drammaturgia in collaborazione con Roberto Saviano, Sanghenapule dove, partendo dal culto di San Gennaro, si racconta Napoli attraverso i secoli. Nel cartellone del Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 5 al 24 aprile.
Borrelli, cos’è Opera Pezzentella? 
A me è parso un viaggio attraverso letture, interviste, ricerche sui miti religiosi legati al Complesso di via Tribunali. Ho parlato molto con la gente che perpetua il rituale d’adorazione di Lucia, la giovane che tra voce di popolo e leggenda si vuole morta prima di sposarsi. Il velo che i devoti da secoli pongono su quello che si presume essere il suo teschio sta a indicare un matrimonio sospeso, un rito di passaggio che non si è del tutto compiuto. E questo l’ha fatta diventare la principessa protettrice degli innamorati e di chi si appresta al maritaggio. Dopo un anno di raccolta del materiale mi sono messo a scrivere. Ho buttato giù 5000 versi in due mesi, circa 1500 per lo spettacolo. I personaggi della trama sono realmente esistiti, recuperati dalla memoria popolare, dagli archivi della Confraternita, da lettere depositate dai fedeli, che io ho poi elaborato facendoli interagire tra loro. Da uno scritto di protesta dei praticanti di Purgatorio ad Arco ho tratto la storia del venditore di sedie che si appostava fuori alla chiesa e faceva sedere solo chi pagava, provocando aborti e trascinandosi dietro l’ira di vivi e di morti. Nella drammaturgia è una figura forte; esprime al meglio l’essenza dell’anima pezzente. Ma in questa rappresentazione tutto è di grande impatto, perché vengono alla luce le anime del Purgatorio in pena. E in quella sede fanno molta impressione.”
Un testo rappresentabile solo in una chiesa.
“In quella, necessariamente. Poiché i personaggi vengono fuori dalle viscere della struttura, e si animano all’interno di quei locali, dalla Sagrestia, alla navata superiore, fino all’ipogeo sottostante.” Quali difficoltà ha incontrato durante la scrittura? “In verità ho scritto di getto, come guidato da un’energia superiore. Lo stesso è successo quando ho dovuto immaginare il ruolo di Lucia. In realtà dal Purgatorio la principessa non può fare miracoli, quindi ho dovuto pensare alla sua ascesa a Dio come mezzo di intermediazione. Altra invenzione l’ho dovuta introdurre col personaggio della Morte travestita da Demonio (la mia parte in scena), perché, secondo la religione, dal Purgatorio si può solo salire e non scendere all’Inferno. Da qui l’escamotage delle anime in subbuglio, che evadono per mancanza di fedeli e di preghiere. L’intervento della Morte aiuta le anime pezzentelle a ritrovare Lucia perno della credenza popolare legata al Complesso”. Quando potremo rivedere Opera Pezzentella?
“La mia idea sarebbe quella di far riaprire la chiesa come Museo teatrale ogni anno per rappresentarla”.
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