“Il mio Scarpetta? Lontano da Totò”. Con Luigi De Filippo torna un classico della comicità

di Pino Cotarelli
Quando viene rappresentata Miseria e Nobiltà torna alla mente Totò con le sue geniali improvvisazioni. La versione che ne diede Eduardo De Filippo invece, si manteneva più fedele all’originale a vantaggio di una maggior comprensione della chiave tragicomica. Quella che si appresta a mettere in scena Luigi De Filippo, nel ruolo di protagonista e regista, con una Compagnia di dieci giovani attori, prodotta da I due della Città del Sole, è una versione più attenta alla sensibilità del pubblico di oggi. Al Teatro delle Arti di Salerno 23 e 24 gennaio e al Gesualdo di Avellino 13 e 14 febbraio. Con Miseria e Nobiltà comincia la stagione teatrale di Luigi De Filippo.
Una scelta che potrebbe sembrare anacronistica?
“No, perché in tutti questi anni di gestione del Teatro Parioli, ho proposto un teatro di grande tradizione come può essere quello di De Filippo o di Scarpetta e il pubblico ha mostrato di gradirlo moltissimo”.
La miseria in chiave tragicomica che si burla dell’opulenza, rappresentata da un mercante che insegue un titolo nobiliare. Quanto di tutto questo è ancora attuale?
“Specialmente nel nostro centro-sud sono tendenze, ambizioni che ancora esistono. Si ride perché il pubblico riconosce abitudini ancora presenti”.
 Miseria e Nobiltà richiama alla mente la versione cinematografica in cui viene esaltata la comicità di Totò, ne venie influenzato nella messa in scena? 
“Ho sempre ammirato Totò ma sul piano della comicità siamo completamente diversi, io la concepisco in un modo, lui la concepiva in un altro. Entrambi i modi sono validi ed io propongo una personale interpretazione”.
Subito dopo Miseria e Nobiltà porterà dal 19 al 21 febbraio al Teatro Comunale di Caserta Il berretto a sonagli.  Come mai Pirandello?
“Ho sempre avuto in animo di rappresentare questo testo, in particolare nella versione di mio zio Eduardo. L’ho messo in scena lo scorso anno ed è stato un traguardo importantissimo nella mia carriera. Oltretutto ha ricevuto un ottimo successo sia di pubblico che di critica”. Le è particolarmente caro il personaggio di Ciampa? “Certo, perché Ciampa rappresenta l’ambiguità che è in ogni uomo. Vorrebbe parlare, dire la verità, e questo non gli è consentito perché deve mascherare il suo dramma. E’ una situazione comune a tanta gente”.
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