L’omaggio di Luigi de Filippo. Noi, maestri di umorismo amaro

 di Luigi De Filippo 
Era ammalato, lo sapevo, ma non immaginavo fosse così grave. Mio cugino Luca se n’è andato il 27 novembre scorso, e io sono rimasto l’unico dei De Filippo. Una grande responsabilità mi sento adesso sulle spalle, ma anche un senso di vuoto. Ultimamente ci vedevamo più spesso. A legarci erano l’affetto, la stima e l’impegno nel tramandare l’arte di famiglia, con il suo umorismo amaro. Con quella parte agra della comicità che non fa soltanto ridere, ma anche riflettere. Io e Luca con determinazione e coraggio l’abbiamo preservata, rinnovata, facendo diventare questo lavoro una missione. Qualche anno fa fummo entrambi invitati al Quirinale per ricevere un’onorificenza dal presidente della Repubblica, e nel vederlo gli chiesi: “Luca, avresti mai immaginato che un giorno saremmo stati convocati qui per ricevere un riconoscimento?”. Lui: “Sì, perché ce lo meritiamo”. E’ vissuto di teatro come me. Quando ci incontravamo non si parlava che di questo e dei nostri progetti. Era da
poco stato nominato direttore dell’Accademia d’arte drammatica del Teatro Nazionale di Napoli, e ne era assai contento perché avrebbe lavorato al San Ferdinando, il teatro di papà Eduardo, e avrebbe avuto un ulteriore modo di trasmettere alle nuove generazioni la tradizione e la lingua napoletana a cui teneva molto. “Abbiamo una memoria teatrale tanto estesa da non poterla trascurare”, diceva. Quando seppe della morte del padre, si trovava al Diana e non volle interrompere lo spettacolo. Il senso del dovere trasmesso dalla nostra famiglia… ci arriva come un richiamo ineludibile. Qualche ora prima di morire, Luca ha raccomandato alla sua compagnia di attori, in replica a Civitavecchia con Non ti pago, di non fermarsi, di continuare a recitare qualunque cosa fosse accaduta. E così è andata. Ci ha lasciati un degno erede della cultura partenopea. Il lutto non è soltanto di Napoli ma di tutto il teatro italiano. Quando sarò in scena con Miseria e nobiltà penserò a lui. Il pubblico alla fine applaudirà e io sentirò Luca vicino. Perché è parte di me.

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