“Razzullo come l’Arlecchino di Soleri” ,da Peppe Barra un messaggio di pace e speranza

di Giuseppe Giorgio 
Grazie alla passionale tenacia di un paladino come l’attore e cantante Peppe Barra, La Cantata dei Pastori giunge nuovamente sui palcoscenici campani. E anche se il momento è intriso di guerre, ad esaltare la mistica messinscena saranno le aspettative di chi non intende soccombere alle brutture di un mondo senz’anima. E proprio rifacendosi allo stesso bisogno di un mondo migliore, che il protagonista Barra, definendo lo spettacolo “uno dei superstiti momenti di cultura della nostra terra”, lo indica come “un estremo rimedio contro la violenza e la criminalità”.
 Contrariamente a quanto affermato da Benedetto Croce, che già ai suoi tempi considerava superata la Cantata dei Pastori, la stessa, dopo oltre tre secoli, resiste nei teatri. Come spiega questo fenomeno?
“La sacra Cantata resiste nel tempo perché racchiude qualcosa di magico capace di produrre una naturale evoluzione. Anno dopo anno, preservando il fascino e il suo modo di fare cultura, sembra rappresentare un nuovo momento di speranza”.
Grazie al suo impegno e a quello del produttore e antico compagno artistico, Nunzio Areni, la Cantata tornerà in scena. 
“Prodotta dal Consorzio Campano Teatro e Musica diretto da Nunzio Areni, la sacra rappresentazione, presentata nel libero adattamento dell’opera di Andrea Perrucci, arriverà ad Avellino, al Teatro Gesualdo il 12 e 13 dicembre; a Caserta, al Teatro Comunale dal 18 al 20 e dal 25 al 27 dicembre; a Piano di Sorrento il 6 gennaio e ancora, a Salerno, al Teatro Verdi dal 7 al 10 gennaio. Con le musiche di Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo, Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo, le scene di Tonino Di Ronza, i costumi di Annalisa Giacci, le coreografie di Erminia Sticchi e la mia regia, il lavoro sostenuto dal Teatro Pubblico Campano diretto da Alfredo Balsamo, vedrà al mio fianco, che impersono lo scrivano Razzullo, la brava attrice Teresa Del Vecchio nei panni di Sarchiapone. A completare la compagnia, ci saranno gli altri interpreti: Lello Giulivo, Patrizio Trampetti, Maria Letizia Gorga, Chiara De Girolamo, Giuseppe De Rosa, Francesco Viglietti e Andrea Carotenuto”.
  Qual è l’importanza della Cantata dei Pastori oggi? 
“Continuo a combattere affinché la Cantata diventi sempre più importante. Si tratta di uno spettacolo poetico che sarà sempre attuale anche tra mille anni. Ritengo sia la favola più bella del mondo portatrice di gioia, amore e luce”.
 Rispetto agli altri personaggi interpretati, cosa prova nei panni di Razzullo? 
“Lo interpreto da 40 anni e probabilmente, provo le stesse emozioni d Ferruccio Soleri, che alla mia pari, porta in scena Arlecchino da una vita. E’ un personaggio diventato mio da così tanto tempo che interpretarlo è come fare una passeggiata nei vicoli di Napoli”.
 Con la sua Cantata, partendo dai ricordi di infanzia animati da una mamma come Concetta Barra, cosa giunge al pubblico di oggi?
 “Il messaggio di un mondo sereno e di pace, così come da sempre espresso dalla rappresentazione e il monito per una società capace di aiutare la disperata gioventù di oggi, troppo spesso impaurita e disorientata solo perché abbandonata”.
Che emozione riserva il finale della sacra commedia quando dal palcoscenico si levano le note e le parole della leggendaria Quanno nascette Ninno?
  “La stessa di tre secoli fa. Si tratta di una canzone non a caso scritta da un Santo come Alfonso Maria de’ Liguori, in grado di parlare anche alle bestie e di infondere qualcosa di buono persino nel profondo del cuore del criminale più incallito".

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