Papaleo: "Sulla nave dello swing vi porto nel mio teatro-canzone"

di Stefano Prestisimone

Prima il film, poi lo spettacolo teatrale. Il tutto sotto lo stesso titolo, Onda su onda. Dopo Una piccola impresa meridionale, Rocco Papaleo, autore-attore-regista-musicista, un lucano doc orgoglioso delle sue radici, ripropone il cliché. Solitamente il canone è inverso, dal teatro al film. Ma Onda su onda, da marzo in tour nei teatri (dal 30 è al Diana), non è la riproposizione sul palco del film omonimo (in sala dal 18 febbraio), un lungometraggio che racconta la storia di Gegè, musicista semifallito che cerca la rinascita attraverso un concerto a Montevideo, in Uruguay, e del suo incontro con il cuoco di bordo della nave, interpretato da Alessandro Gassmann. che lo conduce dall’altra parte del mondo.
“No, non racconto sul palco la storia di Gegè. Film e spettacolo, scritti assieme a Walter Lupo, sono uniti da una parola magica: “swing”. Perché per il resto si distaccano molto, visto che in teatro c’è soprattutto un’idea musicale della narrazione. Diciamo che condividono lo stesso spirito”. Così Rocco Papaleo racconta e descrive la doppia esperienza parallela che lo obbliga ad un periodo di superlavoro.
“Non è un superlavoro, io non mi lamento mai, ci mancherebbe pure. E’ un normale impegno fitto che comincia la mattina e finisce la sera, ma non più di altri lavori – continua lui -, con lo show teatrale continuo il viaggio con i miei fidati compagni attraverso il teatro-canzone. Questa volta un viaggio ai confini del mondo, dunque più esotico. Con l’opportunità di dividere il palco con Giovanni Esposito, attore napoletano che stimo moltissimo e che interagisce con me per tutto lo spettacolo assieme alla band. Il testo e la scaletta teatrale ancora non sono totalmente definiti, ci stiamo lavorando e all’inizio improvviseremo molto, che del resto è proprio nel mood dello spettacolo. Insomma ci prenderemo anche dei rischi”.
Dividersi tra cinema e teatro? “Il cinema prevede un lavoro sotto pressione, ha tempi scanditi, definiti e a volte maniacali. Non sempre amo tutto del cinema.
Entrare in teatro, per me, è come lasciare la terra ferma, come solcare il mare dell’immaginazione, vivere un’esperienza di navigante. Mi dà un senso di libertà.
E il nostro teatro-canzone questa volta vuole agire come se si trovasse su una nave, che ci trasporta insieme ai passeggeri/spettatori per affrontare un viaggio che possa divertire e, nella migliore delle ipotesi, emozionare. Ci sentiamo di promettere una crociera a tutti gli effetti, magari non sfarzosa, ma con tutto quello che serve per comporre un entertainment efficace, avremo marinai pronti a tutto per assistere il pubblico e l’orchestrina per ballare e contrappuntare le storie che il capitano vorrà raccontare. E tra i passeggeri, ovvero il pubblico in sala, cercheremo anche collaborazione, persone che vorranno mettersi in gioco. La nostra nave si chiama ‘Buena Onda’, l’onda buona, quella che solleva e dà sollievo”.


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