"Il mio canto per Napoli amazzonica": Roberto De Simone, il nuovo libro sulla città e le sue radici primarie

di Anita Curci
“Per Einaudi sto scrivendo una riflessione sulla Canzone… anzi, meglio… sul canto napoletano in relazione alla città. Il titolo? La canzone napoletana nei suoni di Tristi Tropici”. Fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, autore di spettacoli memorabili come La Gatta Cenerentola, a 83 anni Roberto De Simone è sempre più un illustre, prezioso depositario della cultura musicale, teatrale e antropologica di Napoli e della Campania, un maestro riconosciuto della sua migliore tradizione popolare. “In questo studio - continua - approfondisco il fenomeno della canzone soltanto perché si inserisce in quello più ampio della città. Passo al vaglio vari secoli, in cui prendo in esame le diverse forme del canto, a partire dal Cinquecento fino al secondo dopoguerra.
Come mai questo titolo per il suo libro, maestro?
“Evoca Tristi Tropici, un bellissimo saggio di Levi Strauss, che andò ad analizzare le tribù primitive dell’Amazzonia. In un certo senso ho ripercorso le sue stesse intenzioni, facendo una differenza tra la Napoli amazzonica, ancora primitiva, che si è mantenuta fedele alla propria natura, e quella che va dall’epoca del Risanamento in poi”.
Qual è lo scopo del suo libro?
“Vuole demistificare le mitizzazioni piccolo borghesi che tuttora connotano impropriamente il vocabolo napoletanità.”
Oltre al libro prepara spettacoli?
“No. L’ultimo l’ho fatto il 2 novembre scorso al Teatro Mediterraneo della Mostra D’Oltremare, un Concerto celebrativo per Pier Paolo Pasolini”.
Pasolini, negli anni ’70 in Scritti Corsari, dichiarò che Napoli era l’ultima tribù d’Europa.
“Sì, faceva ancora queste considerazioni.”
Hanno istituito un’associazione per le celebrazioni di Giovanni Paisiello. Il 2016 è l’anno in cui ricorre il bicentenario della morte.
“Me ne tengo alla larga. Perché diffido delle celebrazioni, sono sempre eventi mortuari. Bisognerebbe fare qualcosa di creativo, che prenda spunto da Paisiello per andare oltre. Perché il traguardo del teatro sta nella contemporaneità, mai nel passato”.

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