"Il seduttore di Moliére uomo dei nostri tempi tra videomapping e 3D"- Preziosi e il fascino dei classici

Di Stefano Prestisimone

“Il mio Don Giovanni? E’ come un film in 3D e in 16:9”. Così Alessandro Preziosi descrive la sua ultima fatica teatrale prodotta dal Teatro Stabile d’Abruzzo e Khora Teatro, un lavoro in cui porta in scena l’anima molieriana del racconto ma in versione tecno.
“Don Giovanni è un'icona per la nostra epoca e mi sembrava appropriato metterlo in una sorta di cornice d’oro, dargli un senso di prospettiva cinematografico e una dimensione meno artigianalmente teatrale con l’uso di videoproiezioni e altre soluzioni multimediali innovative”, spiega l'attore, napoletano doc. “Il vero Don Giovanni di Molière è un simbolo dell'individualismo e della capacità di sedurre col linguaggio, un uomo che sa piacere grazie all'arma della parola, non solo certo un seduttore di donne. Ed è un personaggio straordinariamente attuale con la sua maschera con cui illude tutti, con una leggerezza che ipnotizza e che oggi dilaga nella società”, continua Preziosi.
La tournée che ha avuto grande successo di critica e di pubblico, riprende nel 2016 toccando a febbraio, dal 18 al 21 il Verdi di Salerno; Agropoli il 17; il Gesualdo di Avellino, 27 e 28.
Un allestimento imponente, con un cast di 15 attori sul palco e la presenza di Nando Paone nel ruolo di Sganarello, vincitore delle Maschere del Teatro come attore non protagonista.
“La ripresa del Don Giovanni indica la buona salute di uno spettacolo che l’anno scorso ha fatto tantissime piazze. E non era affatto scontato perché oggi come oggi in campo teatrale non ci sono garanzie. Spero e credo abbia pagato l’onestà con cui abbiamo affrontato il testo”.
La scenografia è semplice, quasi essenziale. “E’ ambientato in un non luogo, volutamente astratto, ho preferito non mettere nulla, nessun orpello, perché il videomapping è sufficiente a creare la magia”, continua l’attore-regista. “E in questo contesto si muove il mio Don Giovanni che non è un semplice Casanova. Io l’ho visto come un capro espiatorio della morale nella società in cui viveva e in cui si vive adesso. In fondo dal 1600 ad oggi non è cambiato niente. I suoi comportamenti lo conducono inevitabilmente alla morte, all’essere travolto dalle fiamme”.
La versione 2015-2016 ha subito una lieve ma fondamentale trasformazione, rispetto alla precedente. “Ora il mio Don Giovanni è meno buonista, in un certo senso. Primo premevo sull’acceleratore dell’amoralità per scardinare l’ipocrisia degli altri, ora ho capito la sua totale crudeltà. Nel monologo finale la mia denuncia era più leggera, ironica, quasi scanzonata. Ora invece è tosta, aggressiva, senza redenzione”, osserva Preziosi.
Lo Sganarello premiato di Paone? “Per me Nando è stato come un’illuminazione – conclude -, tutta l’Italia lo conosce per la sua verve comica, per i ruoli da caratterista ingenuo, sciocco. In questo lavoro invece dimostra come sia capace di trasformarsi, diventando severo censore. Non ho pensato a nessun altro che a lui per Sganarello. E’ perfetto, e ha dato un grande contributo al successo di questo lavoro”.

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