Uno Shakespeare politico- Laura Angiulli riscrive "Misura per misura"

di Giuseppe Giorgio
Indiscussa eroina del teatro di sperimentazione a Napoli e con la sua Galleria Toledo, da moltissimi anni, una delle più significative rappresentanti del teatro italiano d'avanguardia, Laura Angiulli, dal 15 al 22 marzo, ancora nel suo storico spazio di via Concezione a Montecalvario si ripresenterà al pubblico con un'opera dell'inseparabile William Shakespeare. In scena con Misura per Misura, scritta dall'asso anglosassone della drammaturgia nel 1603 e presto catalogata come problem play (opera problematica) l'autrice, attrice e regista si muoverà in palcoscenico con uno spettacolo capace di contenere insieme elementi di commedia e di tragedia. Prodotto da Il Teatro coop. Produzioni, il lavoro riscritto e diretto dalla stessa Angiulli, vedrà in compagnia anche Giovanni Battaglia, Alessandra D’Elia, Stefano Jotti e Antonio Marfella, impegnati con un testo la cui definizione ha da sempre messo d'accordo tutti sotto il segno dell'ibrido e dell'ambiguo. Così come ambiguo è lo stesso protagonista, il duca di Vienna, che nel lasciare temporaneamente il potere al virtuoso Angelo, inflessibile nell'applicazione della legge, si diverte poi ad osservare e a controllare dall’esterno, il meccanismo crudele, da lui stesso creato, di un esercizio del potere torbido e corrotto e di una buia e soffocata sensualità. Rappresentato per la prima volta in Italia durante la stagione 1957-58 con il testo tradotto da Salvatore Quasimodo, dal Teatro Stabile di Genova con la regia di Luigi Squarzina e Renzo Ricci e con gli attori Enrico Maria Salerno e Franco Parenti, Misura per Misura, rimane un grande gioco del teatro che riflette un mondo senza certezze, in cerca di un senso nuovo per parole come il potere, la giustizia, l'autorità, la morale e la dignità umana.
Come presenta al pubblico questa sua ennesima esperienza con il mondo di Shakespeare e in particolare modo, questo testo così peculiare?
“Si tratta - risponde Laura Angiulli- di un testo decisamente diverso da quelli finora portati in scena. Pur non avendo una vera trama, si tratta di uno spettacolo essenzialmente politico, cosa che a me piace davvero tanto. Al pubblico intendo proporre una messinscena forte, che nel dissertare sulle azioni del duca di Vienna e sulla sua decisione di lasciare il governo in mano a un magistrato intento ad applicare la giustizia in modo non umano, si dipana tra i concetti di legge e filosofia”.
Quali sono secondo lei le affinità del lavoro con il mondo di oggi?
“Quelle di un autore come Shakespeare che dipendeva dalla corte elisabettiana e che da uomo colto proponeva una cultura latina e quindi già attuale e ancora, quelle dello stesso tema centrale dell'opera imperniato sul sistema della giustizia”.
Un lavoro Misura per Misura capace di aprire un grande dibattito?
“Certamente! Un dibattito forte come quello tra il pubblico e il privato. Tra la filosofia e la politica contemporanea. Un dibattito capace di mettere in discussione la possibilità di potere governare tutto unicamente con la legge, così come accade, ad esempio, nell'opera di Sofocle che vede contrapposti il potere assoluto di Creonte con gli umani desideri di Antigone”.

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