di Federica de Cesare
In scena, a partire dal prossimo 6 maggio, al Teatro
Sannazaro di Napoli, Le statue movibili di Antonio Petito, per la regia di Lello
Serao. L’opera gode di grande fama e si situa tra la fine
dell’Ottocento e gli inizi d
el Novecento, tracciando l’affresco di una Napoli completamente diversa da quella odierna e
soprattutto da quella meglio conosciuta nelle commedie di Scarpetta o di
Eduardo, non solo per luoghi ed immagini, ma anche per comicità.
Si tratta di un lavoro “intermedio” lungo il percorso che porta dalla maschera di Pulcinella
all’affermazione, con l’avvento di Eduardo Scarpetta, del personaggio di Felice
Sciosciammocca: Nelle Statue movibili tra il giovane Felice e Pulcinella è
ancora quest’ultimo a primeggiare. Per il resto, si tratta della tipica farsa basata sul
gioco di equivoci e fraintendimenti, ove lo spirito allegro resta tale anche
quando mondo adulto ed infantile s’incontrano.
Felice Sciosciammocca è un giovane perdigiorno
che, col suo servo Pulcinella, riceve gratuitamente in fitto un appartamento;
il proprietario è infatti intenzionato a sfatare il mito secondo il quale la
casa sarebbe abitata dai fantasmi.
L’aria che si respira è quella vivace e
spensierata propria delle case di studenti, il cui unico pensiero sono l’amore, il gioco, il divertimento e il mangiare a
sbafo.
Se da un lato Pulcinella e Felice rappresentano
gli eterni bambini allegri e squattrinati, i padroni di casa sono l’emblema del
mondo adulto, fatto di preoccupazioni e responsabilità. Posizioni all’opposto
che conducono lo spettatore, seppur col sorriso, ad una riflessione profonda,
non solo su tale dualismo, ma anche sull’importante tema della convivenza.
Serao, dal canto suo, non manca di mostrare la
necessità di aprirsi con fiducia ai ragazzi, nel lavoro come nel cast, nella
consapevolezza che non c’è senso di tradizione se non si passa per le mani
delle nuove generazioni. Se in conclusione saranno, infatti, quest’ultime
a prendere in mano le redini del lieto fine del racconto, lo spettacolo non
potrebbe essere tale senza la guida dei più “grandi” e navigati attori Nunzia
Schiano e Ciro Esposito.
Un grande spettacolo, sapientemente rivisitato
dalla penna di Serao che ben riesce ad attualizzare un testo ed una comicità
d’altri tempi, più in linea con lo stile goldoninano, al contesto moderno,
senza però stravolgere l’opera originaria.
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