In
scena dal 26 aprile al 1 maggio al Ridotto del Mercadante di Napoli, Il giorno della laurea, dell’autore e regista Giovanni Meola, è la storia di una
famiglia medio borghese che nel cuore della crisi economica deve fare i conti
con spese e precarietà, ma che gode di un figlio brillante in grado di
riscattare tale situazione. Tuttavia la richiesta del ragazzo di non
presentarsi alla seduta di laurea li lascerà a bocca aperta, ponendoli di
fronte ad una decisione importante.
Una coppia, un figlio e Il giorno della laurea, questi i punti focali del dramma. In che
modo nasce e com’è strutturato il lavoro?
“Un
testo valido di drammaturgia contemporanea è illuminante, riflette la società
in cui viviamo. Questo testo vuole mettere lo spettatore di fronte ai propri
limiti. L’atto unico è diviso in due parti. La prima ha quasi il carattere
della commedia: le dinamiche di una coppia sposata da tanti anni, i
battibecchi, hanno sempre qualcosa di ridicolo e producono nella loro
veridicità ilarità. La seconda parte è invece più riflessiva. In scena vi sono
solo due attori, Cristina Dell’Anna ed Enrico Ottaviano; di fatto il figlio
sarà presente attraverso la lettura di una sua lettera”.
Grande spazio, dunque, all’aspetto introspettivo.
“Portare
in scena la tridimensionalità dei personaggi è
la vera sfida di questo lavoro. Essi all’inizio sembrano maschere che
perpetuano dei ruoli. Vivono un perenne stato di conflitto che si placherà solo
durante la lettura della lettera, quando si troveranno nuovamente vicini di
fronte ad un grande dilemma morale. Le motivazioni che spingono il figlio a
quella richiesta, costringono i genitori a denudarsi e a mettersi in discussione
pur di raggiungere una presa di posizione. La riflessione è qualcosa alla quale
non sono abituati, debilitati da una mentalità passiva propria di una
quiescenza non analitica rispetto al mondo medio borghese che li ha partoriti”.
La crisi gioca un ruolo importante all’interno del
lavoro?
“I
protagonisti sono degli ingranaggi della società, subiscono i modelli imposti
senza porsi questioni. Sono bravi genitori che si sono impegnati e sacrificati
per dare il meglio al proprio unico figlio, un
ragazzo brillante che sebbene sembri rinnegare i sacrifici dei genitori, in
realtà motiverà la propria richiesta con le stesse armi con le quali essi l’hanno spinto a crescere, realizzando così un
forte rovesciamento di prospettiva. Alla base della scelta c’è il sacrificio di
se stessi per una causa maggiore, un concetto che non sempre concepiamo appieno”.
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