Per Rigillo una favola nera e tragica. L’attore-regista al Mercadante con un “monumentale” Shakespeare
Affonda le sue radici nel mito, Re Lear di Shakespeare. La storia
crudele che racconta del re di Britannia e del rapporto tormentato con le sue
tre figlie, è un capo d’opera del Bardo e un esame per qualsiasi attore. Anche per un maestro del teatro come Mariano
Rigillo che ha alle spalle 50 anni di palcoscenico. Un lavoro monumentale, in
versi e prosa, in cinque atti e con uno schema a doppio intreccio, ovvero una
storia secondaria che serve a far risaltare l’azione principale. Proposto
naturalmente in una versione ridotta, è uno degli appuntamenti clou della
stagione teatrale napoletana, in scena dal 20 aprile al Mercadante, con la
produzione dello Stabile di Catania e dello Stabile napoletano, la regia di
Giuseppe Dipasquale e, accanto a Mariano Rigillo, un cast con Anna Teresa Rossini,
che oltre ad essere partner teatrale è anche la moglie di Rigillo, quindi
Sebastiano Tringali, David Coco, Filippo Brazzaventre, Silvia Siravo, Giorgio
Musumeci, Luigi Tabita, Cesare Biondolillo, Enzo Gambino, Roberto Pappalardo.
E’ il suo
primo Re Lear, Rigillo?
“Si, anche perché è un ruolo che puoi interpretare solo nella
grande maturità, Lear è un re molto anziano, un gigante della vecchiaia e
paradossalmente ci vorrebbe un attore centenario con la forza di un 70enne. È una
favola nera e tragica, un lavoro fantastico, con un protagonista immaginario, che si svolge in un luogo, la
Britannia, volutamente poco identificabile. L’unico contatto con la vera
geografia c’è quando si cita Dover.
Inutile dire che si tratta di un capolavoro di ogni tempo, con forza e complessità impressionanti. E pezzi di un lirismo
altissimo. Contrappone il bene e il male con un tale voglia di emozionare il
pubblico da far restare di stucco anche chi è sul palco da oltre mezzo secolo”.
Come si è
preparato?
“Leggendo, studiando nel profondo l’opera intera, e vi garantisco che è dura. È monumentale, con le sue storie parallele che
s’intrecciano perfettamente con la principale, grazie alla similitudine dei
drammi. Il conte di Gloucester e il dramma dei rapporti tra i suoi due figli,
Edgard e Edmund, si insinua nella scia di Re Lear, ingigantendola. E poi c’è
tutto lo spaccato sulla follia di alcuni personaggi chiave. Shakespeare
riunisce nello stesso dramma Edgard, che si finge pazzo, Lear, che sta
diventando pazzo per il dolore, e il buffone del re, riuscendo a tenere
separati questi tre livelli di follia. Abbiamo utilizzato la bella traduzione
di Masolino D’Amico e chiaramente la nostra è una versione ridotta, perché qui
nessun teatro avrebbe la forza di portare in scena l’originale. Solo in alcuni
teatri inglesi è stato possibile farlo”.
Impossibile
raccontare l’intera trama, proviamo a riassumere l’inizio?
“È un dramma che si apre con la decisione del re Lear, stanco e
anziano, di abdicare al trono e di dividere il regno tra le sue tre figlie. Ma
il re pone loro un test: la figlia che dimostrerà di amarlo di più, otterrà la
parte migliore. Regan e Goneril proclamano con parole piene di trasporto il
loro amore al padre, Lear è soddisfatto e assegna loro una parte del regno. Ma
conserva la migliore per la figlia più giovane, la sua prediletta, Cordelia che, però, è poco incline alle
falsità e dichiara semplicemente di amare Lear tanto quanto una figlia può
amare un padre. Lear furioso tenta di persuadere Cordelia di riconsiderare la
sua risposta, ma senza successo. Quindi Lear in preda al furore decide di non
concedere a Cordelia alcuna terra e di bandirla dal regno. Da qui poi si
scatenano una serie di eventi che portano al chiarimento, al perdono, ma anche
alla tragedia finale”.
Avere accanto sulla scena
la compagnia della vita, Anna Teresa Rossini, è un vantaggio?
“C’è uno scambio reciproco, ci sosteniamo a vicenda, in un certo
senso. E poi
l’intesa
artistica ne beneficia. In questo Re Lear, Anna Teresa tra l’altro
non interpreta un ruolo femminile, ma quello del buffone di corte, il pazzo.
Un’idea del regista che per rimarcare alcuni caratteri, come quelli delle due
sorelle perfide di Cordelia, ovvero Regan e Goneril, ha fatto interpretare i
loro personaggi da attori”.
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