Una donna Clotilde che va oltre il tempo

di Giuseppe Giorgio

Sarà Gea Martire, nei panni di donna Clotilde nella commedia Ferdinando, a portare in scena, dal prossimo 10 gennaio al teatro San Ferdinando, una delle più belle creature di Annibale Ruccello. Imperniato su di un testo dall'indole noir e sulle immagini di deliri mentali accompagnati da devastanti e degenerative solitudini, quello che può essere definito come uno dei lavori cult della Nuova Drammaturgia Napoletana, nel celebre spazio che fu di Eduardo, porrà in risalto l’ultima grande opera di colui che seppe mettere in luce un profondo studio della lingua e un’attenta osservazione dei cambiamenti culturali e sociali. Con la regia di Nadia Baldi e prodotto dal Teatro Segreto, con gli attori Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio e Francesco Roccasecca, Ferdinando riproporrà l’investigazione di un autore capace di offrire nuova vita al teatro e moderni temi di rinnovamento alla drammaturgia italiana. Ed è con queste premesse, riconfermando tutto il grande spessore di una scrittura possente, tragica e minimale che il lavoro di Ruccello, andato in scena per la prima volta al Teatro Comunale di San Severo (Foggia) il 28 febbraio del 1986, al San Ferdinando, vedrà all'opera una Gea Martire nei panni di una baronessa ancora legata al regno borbonico che a dieci anni dall’arrivo dei Savoia vive in ritiro, insieme alla cugina Gesualda, in una villa vesuviana.
Gea Martire, qual è il suo rapporto con Ruccello?“Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Annibale, ma ho profondamente conosciuto il suo mondo attraverso il drammaturgo, attore e regista Enzo Moscato. Ho praticato i sentieri di Ruccello vedendo tutti i suoi lavori e rimanendo affascinata da quella sua ricca e prolifica Nuova Drammaturgia Napoletana. La stessa che mi ha procurato nuovi stimoli con le mie interpretazioni nei lavori di Santanelli, Cappuccio e Silvestri. Grazie al regista Roberto Azzurro, qualche anno fa ho anche onorato Annibale con uno spettacolo intitolato Quattro mamme scelte a caso ispirato ai suoi monologhi delle Tragedie Minimali, che mi ha visto in scena con una scrittura di Alessio Arena”.
Il personaggio di donna Clotilde che tra sfide psicologiche, desideri repressi, ambiguità e bisogni d’amore, verrà sopraffatto dal giovane imbroglione Ferdinando, quali caratteristiche avrà nella sua interpretazione?“Avrà il tipico tratto femminile che appartiene a tutte le donne. Pur vivendo di delusioni e amarezze per quello che accade intorno a lei, donna Clotilde vivrà con fervore tutti i momenti dolci derivati dalla presenza di questo ragazzo. Una presenza che si tramuterà in una sorta di ventata fresca e di rinascita delle passioni assopite. Grazie a Ferdinando, pur riconoscendo la sua diabolicità, la donna avrà l'ulteriore prova di come l'eros possa mantenere in vita una femminilità mai spenta”.
Passando dal letto di Clotilde a quello di Gesualdina e addirittura conquistando le morbose attenzioni del curato don Catello, il ragazzo finirà con il simboleggiare una nuova generazione senza radici e senza sentimenti, inducendo persino le due donne all’uccisione del prete. Come legge questo drammatico epilogo?“Si tratta di un finale che mette in bocca a donna Clotilde non la scontata amarezza ma una risata di consapevolezza e di gratitudine per chi, nonostante tutto, è stato capace di eliminare quella coltre di polvere dalla sua esistenza, ridestandola, con il desiderio, da una sonnolenza senza fine”.
Che caratteristica offrirà al testo la regia di Nadia Baldi?“Tutto sarà apparentemente immobile fino a quando il ribollire sotterraneo della protagonista scoperchierà ogni cosa ed evidenzierà un essere femminile capace di andare al di là del tempo”.

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