Mauri, Sofocle e la ricerca della conoscenza

EDIPO In un solo spettacolo le due tragedie sul mito, “che raccontala storia dell’uomo e il diritto alla libera responsabilità del suo agire”

di Paola de Ciuceis

Carismatico, illuminato e amato ma inconsapevole responsabile dei peggiori misfatti di cui un uomo possa macchiarsi, Edipo, il più glorioso e sventurato re di Tebe e il suo mito, resi immortali dalla tragedia di Sofocle, rivivono nella nuova messa in scena ad opera della compagnia Glauco Mauri - Roberto Sturno che a distanza di vent'anni, ripropone, per la terza volta i due capolavori dell'autore greco che, scritti in tempi diversi della sua vita, affrontano con completezza il tema del disorientamento dell'uomo dell'Atene del V secolo alle prese con la ricerca della conoscenza. Un allestimento insolito, che sotto il titolo Edipo, riunisce in dittico Edipo Re e Edipo a Colono affidati alla guida di due diversi registi: Andrea Baracco, il primo, e Glauco Mauri, il secondo, entrambi per l'interpretazione di Roberto Sturno dello stesso Mauri nel ruolo del titolo. Una produzione in tandem con il Teatro della Toscana che approda al Teatro Gesualdo di Avellino il prossimo 18 e 19 febbraio e replica a Salerno, al Teatro Verdi, dal 9 al 12 marzo. In scena con i due interpreti principali, un cast composto da Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli, Mauro Mandolini, Roberto Manzi e Giuliano Scarpinato per le scene di Marta Crisolini Malatesta e su musiche Germano Mazzocchetti.
Notissima, la trama che narra, in Edipo Re, la vicenda di un giovane e brillante sovrano al quale tocca in sorte di conoscere, in un solo giorno, l'orrenda verità della sua vita presente e passata - senza saperlo, ha ucciso il proprio padre e sposato la propria madre generando con lei 4 figli ì, così come predetto dall'Oracolo di Delfi - e di scegliere di accecarsi e di condannarsi ad un volontario esilio del quale si racconta, invece, in Edipo a Colono dove giunge vecchio e mendico con le due figlie Antigone e Ismene che lo accompagnavano nella sua vita raminga, accolto dal re di Atene, Teseo, alla cui corte trova finalmente pace per volontà degli dèi non più avversi al suo destino.
"I due lavori, sono test fondamentali nella storia dell'uomo per gli interrogativi che pongono alla mente e per la ricchezza di umanità e di poesia che ci donano", commenta l'86enne Mauri, per il quale "la storia di Edipo è la storia dell'uomo, perché racchiude in se tutta la vicenda del suo vivere, alla ricerca della verità. Alla fine del suo commino Edipo comprende se stesso, la luce e le tenebre che sono dentro di lui, ma afferma anche il diritto alla libera responsabilità del suo agire. Edipo è pronto ad accettare tutto quello che deve accadere ed è pronto ad essere distrutto purché sia fatta luce. Solo nell'interrogarci comincia la dignità di essere uomini. E' questo che Sofocle con la sua opera immortale dice a tutti noi". Già, perché, a chi si domanda il senso di riproporre Edipo oggi, Baracco dice che "la risposta più immediata, sia pure apparentemente superficiale o provocatoria, sarebbe "perché è un grande testo". In verità, i testi classici hanno evidentemente una forza che ancora percepiamo. Metterli ancora in scena significa recuperare quella forza e farla risuonare nella nostra epoca, attraverso la ricerca di un punto di vista. Ma non voglio qui soffermarmi su questo, quanto u quello che credo essere l'aspetto più interessante di tutta quest'operazione: l'incontro tra due generazioni teatrali distanti, e quindi tra due diverse 'visioni', per un lavoro che si è basato su un confronto costante, su un reciproco e, credo, profondo desiderio di scoprire l'altro".

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti