I laboratori uno strumento per creare lavoro e speranza

La decima edizione della rassegna moltiplica il numero dei laboratori, affidandoli ad artisti come
Nekrošius, Brook e Janežič. Poi la Curino, Capone, Scimone e Sframeli. Circa 200 i giovani coinvolti

di Davide Cerbone

La sfida è ambiziosa: un festival che vada oltre il festival. Una rassegna, cioè, capace di produrre frutti anche dopo il 10 luglio, quando sull'edizione numero dieci sarà calato il sipario. Per centrare l'obiettivo, Ruggero Cappuccio nuovo direttore artistico del NTFI ha messo in cantiere una semina lunga due mesi affidandola a maestri stranieri e italiani, impegnati in dieci diversi laboratori gratuiti sull’arte scenica. Sopra tutti, Eimuntas Nekrošius, Peter Brook, Tomislav Janežič. Accanto a loro, il maestro napoletano delle guarattelle Bruno Leone, ultimo interprete dei canovacci di Pulcinella e Maurizio Capone, percussionista del riciclo. Poi Marie-Hélène Estienne, Elena Bucci, Laura Curino, Enzo Marangelo, Andrea Renzi, Spiro Scimone e Francesco Sframeli.
I bandi, aperti fino al 28 aprile e disponibili online nell’apposita sezione del sito, propongono dieci percorsi formativi. Si parte da Napoli, tra il 6 e il 20 giugno, con Il segreto delle guarattelle a cura di Bruno Leone (20 posti), e Mozzarella _N_I_G_G_A_ LAB con Maurizio Capone, sulle tecniche di  costruzione di strumenti musicali prodotti con materiale di scarto, dal 28 aprile al 20 maggio e dal 15 al 30 giugno per 15  partecipanti. Poi a Salerno dal 22 giugno al 2 luglio Elena Bucci per 20 partecipanti terrà Il mare suona. A Benevento tra il 16 e il 24 giugno, Laura Curino curerà Leggende d’oro: le vite dei Santi (15 partecipanti), mentre a Solofra tra il 5 maggio e il 17 giugno Uomo Terra, otto incontri a cura di Enzo Marangelo (25 posti). Tra il 14 e il 23 giugno Nekrošius con Theatre Bridges, per 23 allievi tra i 23 e i 36 anni, partendo dal Don Chisciotte di Cervantes. Mentre il 10 e l’11 giugno, ancora a Napoli, saranno Peter Brook e Marie-Hélène Estienne con L’uomo che scambiò la moglie per un cappello di Oliver Sacks (20 partecipanti tra i 20 e i 30 anni). Poi La regola del gioco a cura di Andrea Renzi (Caserta tra il 23 giugno e 4 luglio, 12 partecipanti). Il corpo teatrale dalla scrittura alla rappresentazione a cura di Spiro Scimone e Francesco Sframeli a Napoli dal 7 al 24 giugno, 20 partecipanti; chiude Tomi Janežič, dal 19 al 25 giugno con Principles in acting, sulla tecnica dello psicodramma, piattaforma per le diverse tecniche creative dell’attore (20 posti).
Insomma: arte diffusa, spiegata, condivisa, insegnata. Arte che soprattutto diventa mestiere, futuro, vita. Tra attori, registi e drammaturghi, saranno 190 i giovani allievi dei laboratori. Ragazzi italiani e stranieri riuniti in una regione con una grande tradizione di talenti spesso sprecati, che ora potranno entrare in relazione con maestri della scena. “Quando penso al teatro, ˗ spiega Cappuccio ˗ immagino una civiltà paragonabile ad un'orchestra, in cui gli archi, gli ottoni, i timpani e i fiati sono sezioni diverse che concorrono al raggiungimento di un risultato comune. E le sezioni dell'orchestra sono lo specchio fedele della civiltà del teatro che si fa con scrittori, attori, musicisti, scenografi, costumisti e tecnici. E con il pubblico, che non è mai una piattaforma passiva. Tutti accomunati dalla passione e dalla sensibilità. Uno dei dati fondamentali che manca alla civiltà italiana del teatro è la formazione: queste sezioni chi le forma, chi le istruisce, chi le arricchisce? In Paesi come la Francia, un attore disoccupato non esiste. Quando non è impegnato con una compagnia, lo Stato gli chiede di andare a tenere un master in un liceo e provvede al suo pagamento. In Italia, invece, le scuole sono pochissime e nel Sud Italia sono ancora di meno. Allora, un ragazzo di Calabria o Basilicata che voglia fare il tecnico del suono, dove va? Deve rivolgersi alle scuole di Roma o Milano, dove tra l'altro i posti sono pochissimi. Questa fu una delle ragioni per cui nel 2005, da direttore del Festival di Benevento, fondai con il Ministero del Lavoro una scuola di formazione. I docenti erano Marco Bellocchio, Vincenzo Cerami, Franco Battiato, Gioacchino Lanza Tomasi, Roberto De Simone. E chi studiava da costumista lo faceva con Gabriella Pescucci. Il progetto, che si chiamava Formart Lavoro, metteva tutti i ragazzi, a prescindere dal reddito, in condizioni di percepire una borsa di studio da 900 euro al mese. Questa esperienza, che è durata due anni a Benevento e uno a Salerno, ha determinato un impiego per il 75 per cento di quegli allievi e alcuni di loro hanno avuto anche contratti a tempo indeterminato”.
Allora, ecco una nuova occasione per piantare semi nel fertile terreno della Campania. “L'aspetto della formazione mi sta molto a cuore, poiché coniuga arte e lavoro ˗ aggiunge il direttore del NTFI ˗. Si dice spesso che potremmo vivere di arte, ma questo è vero solo a condizione che si faccia quello che hanno fatto a Salisburgo, città natale di Mozart, creando un Festival musicale che impiega trecento persone. Si tratta di processi e progetti seri, che devono seguire un approccio aziendale. E i laboratori servono a sostenere l'idea di un festival che si preoccupi di lasciare un segno”. Da qui una sfida che si nutre di contaminazioni: “Credo che dal cortocircuito tra culture diverse nascano le cose migliori, per questo ho chiesto a Nekrošius ˗ uno dei più grandi artefici del teatro nel mondo ˗ di insegnare ciò che sa ai nostri giovani attori. Insieme a Peter Brook e Tomislav Janežič, e ai nostri maestri italiani” insiste Cappuccio, che nel virtuoso incontro tra linguaggi e generazioni intravede la svolta. “Per intercettare le vocazioni della città e di una grande civiltà teatrale bisogna aiutare i giovani attori a entrare in relazione critica con l’eredità ricevuta, senza per questo perdere la capacità di allargare lo sguardo”.
Tra gli obiettivi principali del Festival 2017, la riunificazione delle arti e dei codici espressivi, così si spiega la scelta di mescolare, sul palco come nelle attività di formazione, stili, generi e latitudini in una visione interdisciplinare della comunicazione tra esseri umani. In questa prospettiva si inscrive la collaborazione con l’artista Mimmo Paladino, che ha progettato il catalogo e i materiali promozionali.


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