Al Bellini di Napoli sventrata la platea per ospitare Shakespeare. Il coraggio e la vivacità dei fratelli Russo
Dal
NTFI al competitivo cartellone della prossima stagione teatrale
di Anita Curci
Napoli - I fratelli Russo sventrano la platea centrale del Teatro Bellini
per disegnare uno scenario elisabettiano e accogliere i sei
spettacoli d’ispirazione shakespeariana previsti il 6-7-8 giugno nell’ambito
del NTFI e riproposti a via Conte di Ruvo durante la stagione 2017/2018, per un
fuori abbonamento dal 3 al 29 ottobre. Circa 550 i posti disponibili nei palchi
intorno all’enorme spazio che vedrà alternarsi gli attori su una struttura
sempre uguale ma con elementi che varieranno a seconda delle esigenze.
Il progetto, nato da un’idea brillante di Gabriele Russo,
prende il nome di “Glob(e) al Shakespeare”
e ha l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla scena e di riprodurre
l’atmosfera del Globe Theatre di Londra.
Tre appuntamenti per due
allestimenti a sera della durata di un’ora e venti ciascuno, ispirati alle
opere del “cigno di Avon” e affidati ad autori, registi e interpreti diversi.
Si comincia con Giulio Cesare di Fabrizio Sinisi diretto
da Andrea De Rosa, segue Una Commedia di
Errori di Emanuele
Valenti, Gianni Vastarella, Marina Dammacco, spettacolo di Punta Corsara con la
regia di Valenti. Seguirà Otello riscritto da Giuseppe Miale
Di Mauro e Andrea Vellotti, e allestito dalla compagnia Nest, con la regia dello
stesso Miale di Mauro; quindi Racconto
d’inverno nella riscrittura
di Pau Mirò ed Enrico Ianniello per la regia di Francesco Saponaro.
Di Michele Santeramo, diretto
da Gabriele Russo, è la rielaborazione di Tito,
in scena il terzo giorno sempre alle ore 20 seguito alle 21,40 da Le allegre comari di Windsor riscritto da Edoardo Erba, con Serena Sinigaglia
alla regia.
“Smantellare la sala
ottocentesca del Bellini mi è servito a creare centralità all’attore e
avvicinare il pubblico al teatro, materialmente parlando. L’idea mi è venuta
pensando da spettatore, non da regista ˗ rivela Gabriele Russo ˗. Ho voluto
abbattere certe barriere strutturali e creare un rapporto tra platea e spazio
scenico”.
Un esperimento che oltre a
sfociare in messinscene approderà a pubblicazioni delle riscritture originali
in un cofanetto edito dalla casa editrice fiorentina Nardini.
E mentre procedono i lavori per
il “Glob(e) al Shakespeare”, l’8 maggio è partita la campagna abbonamenti.
Una programmazione varia e di
particolare spessore come ormai da tradizione nel teatro dei figli di Tato,
fatta di riferimenti alla letteratura italiana e straniera, di ricerca e di
contaminazione tra arti e linguaggi eterogenei che s’incontrano e dialogano tra
loro per confluire nel programma artistico finale.
Continueranno a circolare le
vecchie produzioni tra cui Il giocatore di
Dostoevskij per la regia di Gabriele Russo, in scena nella sala grande dal 12
al 17 dicembre; Dignità autonome di
prostituzione di Luciano Melchionna, dal 26 dicembre al 7 gennaio; Qualcuno volò sul nido del cuculo di
Wasserman, riscritto da De Giovanni e diretto da Alessandro Gassmann dal 22 al
25 marzo.
E tra le nuove produzioni, Tango glaciale, in collaborazione con lo
Stabile di Torino, al Piccolo Bellini dal 16 al 28 gennaio con Mario Martone alla
regia, coadiuvato da Raffaele Di Florio e Anna Redi. Spettacolo messo in scena
al termine di una retrospettiva al Museo Madre sul lavoro artistico del regista
napoletano.
Poi, insieme al San Carlo, Decameron da Boccaccio, nella sala
grande dal 10 al 6 maggio. “Un evento speciale – racconta Roberta Russo – perché
non solo per la prima volta si delinea un sodalizio artistico tra un teatro
lirico e uno di prosa, ma si è avviato un dialogo importante con la
sovrintendente Rosanna Purchia, donna propositiva e tenace sotto il profilo
della cooperazione culturale e di risposta alle esigenze del pubblico”. La
regia è affidata a Gabriele Russo sul testo elaborato da Stefano Massini e le musiche
originali di Enzo Avitabile. “La scelta delle novelle si baserà su domande del
tipo: perché furono scritte? E perché riproporle oggi?” chiarisce il regista.
Il fratello Daniele precisa: “Lo spettacolo vedrà sul palcoscenico un
sostanzioso corpo di ballo, quello del San Carlo, composto da 50 elementi, e le
coreografie saranno curate da Edmondo Tucci”.
Ma non è l’unico allestimento
col quale il teatro Bellini si lega al nome di Massini in realtà presente in
cartellone in altre due occasioni. Dal 7 al 12 novembre con L’ora di ricevimento diretto da Michele
Placido e dal 21 al 26 novembre col capolavoro di Umberto Eco Il nome della rosa per la regia di Leo
Muscato.
A presenziare più di una volta
in cartellone è anche Eduardo sia con Questi
fantasmi! dal 9 al 21 gennaio per la regia di Marco Tullio Giordana, che
con Il sindaco del rione Sanità diretto
da Martone dal 6 al 18 marzo.
Tra le rielaborazioni di grandi
drammaturgie, Tato Russo dal 2 all’11 febbraio, propone Le ragioni degli altri di Luigi Pirandello. In questo periodo il
teatro Bellini offrirà al pubblico un focus sull’opera artistica svolta da Tato
durante gli anni della lunga carriera di regista, autore e interprete,
attraverso proiezioni dei suoi lavori.
Tanti ancora i nomi di interesse in stagione nella
sala grande, a partire da Pippo Delbono in scena dal 31 ottobre al 5 novembre
con Vangelo a Marco D’Amore che
dirige dal 14 al 19 novembre American
Buffalo di David Mamet, adattato da Maurizio De Giovanni. E Luciano
Saltarelli dal 28 novembre al 3 dicembre con Quel gran pezzo della Desdemona; Franco Però dal 5 al 10 dicembre
con Play Strindberg di Friedrich
Dürrenmatt; Sergio Rubini che, in scena insieme a Luigi Lo Cascio, porta Dostoevskij
con Delitto/Castigo dal 27 febbraio
al 4 marzo, prodotto da Nuovo Teatro di Marco Balsamo.
E per gli interventi stranieri,
il ritorno a Napoli di Peter Brook, già impegnato con il NTFI in vari
laboratori per giovani talenti, e al Bellini dal 20 al 25 febbraio nel
gigantesco Battlefield tratto dal
Mahābhārata indiano e dal testo teatrale di Jean-Claude Carrière. Nel 1985 Brook ne portò in scena una monumentale
versione teatrale di 9 ore, che debuttò al Festival di Avignone in una cava,
poi adattato dallo stesso regista per una mini serie televisiva e per il
cinema. Lo spettacolo, in lingua inglese con sopratitoli in italiano, oggi è
una pièce essenziale e intensa, come spiega Brook: “Se ho deciso di tornare a
questo lavoro ora, insieme a Marie-Hélène Estienne, è perché c'è la necessità
di trovare qualcosa che sia pertinente con il nostro presente. Il poema
descrive la guerra che dilania una famiglia e che vede schierati da una parte 5
fratelli, i Pandava, e dall'altra i loro cugini, i Kaurava, i 100 figli del re
cieco Dritarashstra. Alla fine, i Pandava vincono, ma nel poema si parla di “10
milioni di cadaveri” un numero incredibile per quei tempi. È una descrizione
terribile, che potrebbe essere Hiroshima o la Siria di oggi. Abbiamo voluto
parlare di ciò che accade alla fine delle guerre. Come potrà il vecchio re
cieco, che ha perduto i suoi figli e i suoi alleati, riuscire a dimenticare e
assumersi le sue responsabilità nei confronti del nipote vittorioso? I capi di
entrambi gli schieramenti attraversano un lacerante conflitto interiore: colui
che ha vinto pensa che la vittoria equivalga a una sconfitta, mentre colui che
ha perso ammette che avrebbero dovuto evitare questa guerra. Nel Mahābhārata
loro hanno, quantomeno, la forza di porsi delle domande. Il nostro vero
pubblico sono Obama, Hollande, Putin e gli altri presidenti. Ci chiediamo: loro
come vedono i loro avversari nella società odierna? Quando si leggono le
notizie di attualità si rimane arrabbiati, disgustati, sconvolti. Ma in teatro
si può vivere tutto ciò e rimanere più fiduciosi e coraggiosi, continuare a
credere che si possa affrontare la vita”.
Altro importante evento internazionale è il ritorno dal 23 al 28 gennaio dei berlinesi
Familie Flöz con lo spettacolo Teatro Delusio di Paco González,
Björn Leese, Hajo Schüler e Michael Vogel che cura anche la regia.
Nel lavoro di elaborazione del cartellone,
Roberta, Gabriele e Daniele Russo si sono impegnati a costituire un legame
indissolubile tra le sale, grande e piccola, allo scopo di fornire un’identità specifica
all’intero percorso culturale offerto.
L’obiettivo sta nel concedere pari dignità ai
due spazi attraverso un progetto complessivo che sappia bilanciare entrambi.
Ritroviamo perciò nella proposta artistica
del Piccolo Bellini, altri nomi prestigiosi.
Francesca Macrì e Andrea Trapani dal 10 al 15
ottobre con Romeo e Giulietta da
Shakespeare; Lino Musella dal 17 al 28 ottobre con 30 sonetti tratti ancora dal
“cigno d’Avon” con L’ammore nun è ammore
(traditi e) tradotti da Dario Jacobeli; Pino Carbone e Anna Carla Broegg dal 21
ottobre al 5 novembre con
Duepenelopeulisse; Roberto Solofria e Sergio Del Prete dal 7 al 12 novembre
con Chiromantica ode telefonica agli
abbandonati amori da Enzo Moscato, Giuseppe Patroni Griffi, Annibale
Ruccello, Francesco Silvestri; Ennio Coltorti, insieme al maestro Di Pofi, dal
14 al 19 novembre con Mozart chi? di Vittorio
Cielo; Lucia Calamaro, direttamente dall’Odeon di Parigi, dal 28 novembre al 3
dicembre per portare in scena il suo La
vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo; Joele Anastasi dal 12 al 17
dicembre con Immacolata Concezione;
Rosario Sparno e Antonella Romano dal 9 al 14 gennaio col Cunto di Maruzza di Camilleri; il già citato Martone dal 16 al 28
gennaio con Tango glaciale; Roberto
Rusticoni col testo di Daniel Veronese Donne
che sognarono cavalli dal 6 all’11 febbraio.
Massimiliano Civica dal 14 al 18 febbraio porta
in palcoscenico, sulla potenza miracolosa della poesia, la trama insolita ma
vincente di Un quaderno per l’inverno scritto
da Armando Pirozzi. Una coppia, Civica/Pirozzi, che già si era fatta notare e
che Enrico Fiore nel suo Controscena definisce ”una delle realtà più interessanti
del teatro italiano di oggi. Avevo visto quattro anni fa il loro eccellente Soprattutto l’anguria. E adesso mi
sembra che Un quaderno per l’inverno
– prodotto dal Teatro Metastasio – riveli
un livello e un valore non minori”.
Francesco Lagi dal 20 al 25 febbraio con Uccelli migratori; Silvio Orlando dal 27
febbraio al 4 marzo con Autobiografia erotica
di Domenico Starnone; Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Luciano Saltarelli e Andrea
Renzi dal 9 al 18 marzo portano New magic
people show di Giuseppe Montesano; Raphael Tobia Vogel dal 3 all’8 aprile, per
la prima volta regista teatrale, dirige Francesco Brandi e Francesco Sferrazza
Papa in Per strada di Brandi, per una
produzione del Teatro Franco Parenti.
Lello Serao dal 10 al 15 aprile è in cabina
di regia con Ranavuottoli (Le
sorellastre) di Roberto Russo e Biagio Musella con Nunzia Schiano; qui gli
autori capovolgono la favola di Cinderella e la raccontano secondo la visuale
delle sorellastre, Genoveffa e Anastasia, le brutte, costrette ad esserlo
poiché influenzate, come conseguenza o estensione, da quanto di brutto sono
costrette a vivere, da qui il concetto della realtà circostante che plasma l’essere
di ogni uomo in una realtà che ci vuole a tutti i costi belli e vincenti.
Valerio Binasco dal 17 al 22 aprile porta sulla
scena il fascino della scrittrice ungherese naturalizzata svizzera, Agota
Kristof, con John e Joe nella
traduzione di Pietro Faiella, con Nicola Pannelli e Sergio Romano. Si tratta di
una favola dove si narra la vita di due strambi clochard, in sostanza racconta
come funziona, nella quotidianità, l’economia mondiale. “È un esperimento di rara intelligenza ˗
chiarisce Valerio Binasco ˗ che tiene
sempre al centro dell’attenzione la vita dei personaggi, la loro giocosa teatralità, e la loro funzione
metaforica”.
Serena Sinigaglia
dal 24 al 29 aprile, con Fausto Russo Alesi sul palco, propone Ivan, una
riscrittura di Letizia Russo che trae la drammaturgia da I fratelli Karamazov di Dostoevskij.
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