Angiulli e Carpentieri sulle “Braci” di Marai

di Gabriella Galbiati


Dal 16 al 25 febbraio a Galleria Toledo debutta Le braci, tratto dall’omonimo romanzo di Sándor Márai, con l’adattamento di Fulvio Calise e la drammaturgia e la regia di Laura Angiulli. In scena Renato Carpentieri e Stefano Jotti sulle scene di Rosario Squillace, con le luci di Cesare Accetta. I protagonisti sono due amici, cresciuti in un collegio militare dalle regole dure. Henrik (Carpentieri) è molto ricco, ha uno spirito conservatore legato ai vecchi valori; Konrad (Jotti) fa parte di una famiglia di nobili decaduti, è un convinto reazionario e un cosmopolita. Entrambi sono innamorati della stessa donna, che sposerà l’uomo ricco per poi tradirlo con l’altro. Quando il marito scopre il tradimento, relega la moglie in un’ala del castello dove vivono.

Dopo 30 anni Konrad torna dai Tropici e va da Henrik, ormai vedovo. Tra i due comincia un dialogo lunghissimo, durante il quale affrontano il tema della guerra e dell’amicizia. Henrik mostra il diario in cui la moglie ha scelto di lasciare i suoi pensieri, ma per Konrad non ha senso leggerlo. Così lo lanciano nel fuoco, dando vita “a una sorta di rito funebre – come spiega la regista – in cui le braci rappresentano la furia covata dai personaggi e la guerra che ha imperversato nell’Europa vissuta da Márai”.


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