Binasco dirige Iaia Forte e la Ferrari, sorelle in conflitto

Un fumetto a tinte acide che confonde bene e male

di Roberto D'Avascio

Valerio Binasco dirige Come stelle nel buio di Igor Esposito, con Isabella Ferrari e Iaia Forte, in scena al Comunale di Caserta dal 27 al 29 ottobre e al Teatro Verdi di Salerno dal 2 al 5 novembre. Produzione di Nuovo Teatro.
Binasco cosa ha suscitato il suo interesse per il testo di Esposito?
“Da qualche tempo mi piace confrontarmi con forme di teatro anche molto “pop”. Questa pièce mi è parsa molto simile a una graphic novel, un fumetto a tinte acide: ha una struttura elementare, come sempre quando si tratta di conflitti esasperati, ma racconta anche rapporti psicologici complessi. Presenta una contraddizione molto seducente. Come spesso accade negli scritti contemporanei che si ispirano a tecniche cinematografiche, qui ci si appoggia a forme convenzionali. Forme che possono vincolare il linguaggio cinematografico offrono, invece, al teatro una piacevole libertà”.
Che cosa racconta lo spettacolo?
“Essendo una specie di thriller, non posso rivelarlo. Posso dire solo che è una storia di poco amore e molto odio tra due sorelle, intrappolate in un conflitto senza tregua, un doppio legame senza risoluzione. Una commedia classica di “vittima e carnefice”, in cui sarà difficile comprendere a chi corrispondono i ruoli del bene e del male. Forse siamo tutti vittime. Raccontare queste storie fa parte del nostro bisogno di consolazione, dinanzi alla vastità dei temi tragici”.
Come ha impostato la regia e immaginato la scena?
“Cercando di comprendere le motivazioni dei personaggi e l’eco di essere dentro di me. Conosco ciò di cui sto parlando? Ho già vissuto qualcosa di simile? Il mio lavoro consiste nel creare un clima idoneo a un racconto, qui caratterizzato dalla suspense. Il lavoro sulla suspense è utile alla recitazione, perché tira in ballo molte parole non dette, molti pensieri segreti, stati d’animo tenuti sotto chiave, che si manifestano in modo sotterraneo. Occorre generosità da parte degli interpreti, perché spesso sono stati d’animo dolorosi. Non essendo un testo realistico, la scena dovrà avere solo un “sapore” di realtà, lasciando spazio alla immaginazione creativa degli spettatori”.
Che ruolo avranno Isabella Ferrari e Iaia Forte?
“Quello delle due sorelle. Dato che in questa storia è difficile dire chi sia cattivo e chi buono, non potrò dire di più. Ci sono dei temi comuni ad entrambe: il tentativo di essere artiste, il fallimento degli affetti familiari, il precipitare nella dipendenza reciproca. Una vita molto dolorosa. Ma entrambe hanno vitalità. A dispetto del dramma che attraversano, sono anche personaggi divertenti, eccessivi, a tratti anche comici. Isabella e Iaia sono dinanzi a una prova molto importante”.
La rappresentazione potrebbe essere definita una “black comedy”?
“Certo. Credo che la definizione alluda a un genere di spettacolo che affronta temi e atmosfere pesanti e drammatiche, pur restando leggero e divertente”.
Dove pensa che debba dirigersi la nuova drammaturgia perché lasci una valida impronta?
“Questo sarà l’argomento della mia direzione artistica allo Stabile di Torino. Cercheremo risposte e soluzioni. Il teatro è sempre “al presente”, ma a volte è difficile essere in ascolto del nostro tempo, che si svolge qui e ora. Il teatro può intercettare questo attimo”.



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