Dapporto come Sordi. “Si può uccidere per vendicare un figlio?”

di Virginia Maresca

Un borghese piccolo piccolo, il celebre romanzo di Vincenzo Cerami – da cui nel 1977 è stato tratto il famoso film di Monicelli con Alberto Sordi e Romolo Valli – oggi diventa uno spettacolo teatrale, con l’adattamento e la regia di Fabrizio Coniglio e le musiche di Nicola Piovani. Protagonista è Massimo Dapporto; con lui sono Susanna Marcomeni, Roberto D’Alessandro, Matteo Francomano, Federico Rubino. Lo spettacolo sarà l’11 e il 12 novembre al Delle Arti di Salerno, il16 ad Agropoli, il 17 a Pomigliano e il 18 a Nocera Inferiore. Produzione Pietro Mezzasoma.
Dapporto, da ottobre sarà in tournée con Un borghese piccolo piccolo…
Conoscevo il film e ora ho letto anche il libro, un piccolo capolavoro, scritto molto bene. Una lettura che consiglio a tutti. Cerami è un osservatore della vita. La storia è uno spaccato di vita degli anni ’70, un periodo fatto di raccomandazioni e sotterfugi. Una storia che se guardiamo da vicino, ci rendiamo conto di quanto sia ancora attuale. Anche io nella mia vita, mi sono permesso di raccomandare qualcuno, ma la mia più che altro è stata una segnalazione, un regalo che si fa a una persona che riteniamo valida, giusta per quel lavoro. Lo spettacolo vede al centro del racconto un uomo, un padre, Giovanni Vivaldi, disposto a tutto pur di garantire un futuro a suo figlio”.
Che significato ha per lei questo lavoro teatrale?
“Mi ha colpito molto e mi ha spinto a scavare nel personaggio di Giovanni Vivaldi. A differenza dell’interpretazione di Sordi nel film di Monicelli, mi sono trovato, dopo aver letto il romanzo, di fronte a un uomo che a tratti riesce a essere perfido; è un maschilista, che ha tutte le potenzialità per diventare un assassino. La tragedia della morte del figlio, lo traumatizza. La moglie rimane vittima di una trombosi, e finisce per morire. Giovanni si trasforma, il nucleo familiare si sfascia”.
Cosa approva e cosa condanna di quest’uomo che cede ai compromessi, si fa giustizia da solo, tutto per la felicità della famiglia?
“Potenzialmente sono capace di tutto, soltanto se riesco a correggermi. Un uomo che non riesce a farlo, non lo approvo. La simpatia del personaggio mi piace molto, soprattutto nella prima parte, quando tutto gli va bene. Non approvo la raccomandazione, il sotterfugio, la capacità di essere pronto a tutto pur di favorire il figlio”.
Una carriera di successi, dal teatro al cinema, dalla televisione al doppiaggio. A ogni personaggio lei ha saputo dare la giusta importanza. Con Vivaldi sarà una nuova sfida.
“Mi emoziona interpretare Giovanni. Ho rinunciato a un film con Gabriele Muccino per questo personaggio. Non ho difficoltà a immergermi in questo ruolo. Ci sono momenti tanto toccanti che, se mi lasciassi coinvolgere, rischierei di mettermi a piangere in scena. Cerco di recitare nella migliore maniera possibile, ma solo recitare”.
Quindi, non ha esitato ad accettare quando il regista le ha proposto il progetto?
“Siamo di due generazioni diverse. Lui è giovane e io sono un attore che ha superato la settantina. Inizialmente non lo conoscevo; poi, ci siamo incontrati più volte, per definire i dettagli. La nostra è una compagnia felice, siamo affiatati in scena e fuori”.
Lo spettacolo è stato presentato in prima nazionale al Festival di Borgio Verezzi.
“Sì, dove passano tutte le compagne principali per confrontarsi con il pubblico e capire se il lavoro potrà piacere. Abbiamo avuto un bel successo, che spero si ripeta nelle città che toccheremo con la tournée”.



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