IL SINDACO DEL RIONE SANITA' - Martone, un Barracano “anti-Gomorra”

 Il regista ripropone la sua lettura di un classico. Per riaffermare il valore sociale della scena

di Antonio Tedesco

Se un’idea non ha significato e utilità sociale non m’interessa lavorarci sopra”. Questa frase di Eduardo, riportata da Mario Martone nelle sue note di regia, può essere sicuramente assunta come chiave di lettura per l’allestimento che lo stesso regista ha curato lo scorso anno, Il Sindaco del rione Sanità, uno fra i testi più noti del grande drammaturgo napoletano. Martone ha diretto gli attori del Nest, piccola e vivace realtà teatrale che opera a San Giovanni a Teduccio, periferia industriale di Napoli; cogliendo in questo contesto, e in questi attori, “lo sguardo acceso, la necessità che li muove nel recitare”. Così trasforma l’anziano Antonio Barracano di Eduardo in un giovane boss di un quartiere periferico. Ne adegua l’atteggiamento, l’aspetto e, in parte, il linguaggio. Cala il testo di Eduardo in una realtà viva e pulsante che tutti, oggi, possono riconoscere. “Un così deciso spostamento d’età del protagonista consente di mettere il testo alla prova della contemporaneità (oggi i boss sono giovanissimi) e di leggerlo come nuovo” aggiunge Martone. E ci sembra questo il modo migliore per rinnovarne il senso, rafforzando il messaggio politico e sociale che in quel testo è contenuto. Questa visione attualizzata del lavoro di Eduardo, infatti, pur modernizzando l’ambientazione e sfrondandola di quell’alone di romanticismo malavitoso che pervadeva l’originale, conserva, comunque, la forte tensione umanistica tipica dell’autore. Rispetto a fenomeni come Gomorra, che da librodenuncia, passando per l’intenso film di Garrone, ha finito per spettacolarizzare attraverso una serie televisiva di successo una certa idea di criminalità legata a Napoli, questa versione del Sindaco del rione Sanità, pur attingendo alla stessa materia del serial, recupera in questa sorta di controcultura criminale la forza, per certi versi rivoluzionaria, dei principii. Da contrapporre a quel cinismo esibito ed esasperato che sembra montare senza limiti nelle recenti narrazioni. Una sorta di “anti­Gomorra”, in un certo senso, ma soprattutto un modo per riaffermare quel valore sociale del teatro (di cui, purtroppo, si sta perdendo il senso) del quale parlava Eduardo. Lo spettacolo, che dopo il debutto al Nest dello scorso anno, è stato rappresentato, tra l’altro, anche allo Stabile di Torino, sarà in Campania nel mese di marzo, al Bellini di Napoli dal 6 al 18, poi il 20 al Massimo di Benevento, il 21 al Ricciardi di Capua e dal 22 al 25 al Verdi di Salerno.
(foto di Mario Spada)


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