La Villoresi in una commedia tratta da un romanzo di Carlotto: “La dedico a mia madre”

di Virginia Maresca

Pamela Villoresi, personaggio noto nel mondo teatrale e cinematografico italiano, deve il successo a Giorgio Strehler, con il quale ha lavorato per anni. Dopo l’interpretazione di Viola nel film La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, la Villoresi ha riscoperto la passione per la macchina da presa, senza mettere da parte gli impegni per il teatro. Oggi riveste i panni di Lise, stravagante croupier tedesca in pensione, nella pièce Il mondo non mi deve nulla, tratta dal romanzo di Massimo Carlotto. Con lei in scena, il 17 e 18 marzo al Teatro Delle Arti di Salerno, Claudio Casadio, per la regia di Francesco Zecca e la produzione di Teatro e Società srl e Accademia Perduta Romagna Teatri “È uno spettacolo – racconta l’attrice pratese – che mi ha dato tante soddisfazioni. C’è stato un bellissimo connubio artistico sia con Casadio che con Zecca, un regista giovane ma molto attento e preciso. Non trascura nulla”. L’attrice interpreta “una tedesca che vive in Italia, proprio come mia madre, per cui mi sono ispirata tantissimo a lei. Mia mamma cadde rompendosi il femore proprio il giorno della prima, quindi le dedicai questo spettacolo. Era una donna forte, autonoma, con i suoi difetti, la testa dura, ma non le mancava la classe. Non l’ho mai vista in ciabatte per casa o in abiti sciatti o con i capelli in disordine. Era sempre attenta, aveva una grande, nobile dignità e questo è stato un ottimo esempio per me. Mi ha sempre spronata ad essere una donna indipendente, a non dipendere da nessuno. E questa, poi, è stata la mia fortuna. Mia madre è venuta a mancare dopo qualche mese dal suo infortunio, quindi ogni volta che porto in scena lo spettacolo, lo dedico a lei”.
Il mondo non mi deve nulla è stato rappresentato per la prima volta nel 2015. Conta oltre 300 repliche ed è un testo intenso, una commedia ironica e amara a ritmo di mambo; una riflessione sul senso che diamo alla vita, sul peso del caso e della nemesi, sulla libertà di scelta delle nostre coscienze. “Negli anni abbiamo migliorato con tante sfumature questi personaggi, – continua la Villoresi – per esempio, nel rapporto che c’è tra Adelmo, un ladro stanco e sfortunato, e Lise. C’è anche una intensa riflessione sulla vita, nel senso che lei ha sempre rincorso il benessere, i soldi, i mondi fasulli delle crociere, dove niente è vero, anche i rapporti con uomini che erano creature improbabili. Tutto sommato il disoccupato romagnolo aveva molto di più i piedi per terra e molta più capacità di saper trovare delle soluzioni alla vita. Lise, tolto il superfluo, non ha più niente. Questo è, senza dubbio, un discorso sul quale riflettere, perché oggi viviamo in una società che rincorre l’effimero”.


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