MASQUEARADE - Il valzer dell’intrigo: Tuminas porta il romanticismo russo a Broadway

Lermontov riletto dall’artista lituano come una visionaria, innevata magia

di Viola Verne


C'è un mistero in questo spettacolo: la neve, che non smette quasi mai di cadere e divertirsi nell’aria; pervade i pochi oggetti di scena che si stagliano su un fondale nero, e i personaggi tutti; anche in forma di una enorme palla candida che rotola come il loro destino. È una gioia per gli occhi e per il teatro Masquerade di Rimas Tuminas, che arriva al Mercadante di Napoli il 27 e 28 gennaio, recitato in lingua originale con sopratitoli in italiano, sotto l’egida del Teatro Vakhtangov di Mosca, che l’illustre regista lituano, uno dei nomi più importanti della scena internazionale, dirige dal 2007. Il debutto risale al 1997 a Vilnius, ma lo spettacolo da quel momento ha girato il mondo, ottenendo svariati riconoscimenti. Come ha scritto la rivista lituana Kulturos Barai, Tuminas ha scelto “un periodo storico a lui caro, il Romanticismo, per esprimere un universo contemporaneo fatto di fantasmagorie. Una storia d’amore in cui un braccialetto perduto diventa epicentro della vicenda, è esaltata e amplificata da ogni sorta di personaggi: giocatori, dame, una baronessa, un principe, valletti e tanti altri che è difficile etichettare. E’ gente che troviamo anche oggi intorno a noi, mediatori e sabotatori dell’amore”. Aggiungiamo all’elenco le maschere, che celano le identità e sono un altro perno della storia, ambientata non a caso anche durante un Carnevale. Quale storia? Rivolgendosi al proprio Ottocento, il regista ha scelto un dramma di Michail Lermontov (1814-1841), figura di spicco del Romanticismo russo, poeta, drammaturgo e pittore. Masquerade è un suo poema in giambo libero e in quattro atti, scritto nel 1835 e bloccato dalla censura dello zar fino al 1852. Il racconto denuncia, in effetti, la dubbia moralità della società pietroburghese dell’epoca, e descrive la personalità nobile e ribelle del protagonista, Eugène Arbénine,
paragonato spesso all’Otello shakespeariano. Ad attrarre il pubblico è un ginepraio di passioni, giochi politici e d’azzardo, occasioni perdute e da cogliere al volo, un gioco di intrighi che diventano malvagi. Masquerade è una tragedia ma, nelle mani di Tuminas, diventa un visionario incantesimo, un caleidoscopio teatrale che evoca Fellini e i musical di Broadway, Brecht e Strehler, Gorky e Block, condensando lo spettacolo in una originalissima tragicommedia, dove “il candore accecante della neve contrasta con un oscuro retroscena” (il critico di Rzeczpospolita. E quello di American Theatre: Tuminas fonde il freddo estetismo di Ingmar Bergman con la passione dell’anima russa”. The Indipendent: il regista “inserisce la tragica storia, che richiama sia Otello sia Racconto d’inverno, in un mondo turbolento di neve e di elegante buffoneria, danzante al ritmo del valzer”. Un accenno necessario meritano le musiche che, come nota ancora Kulturos Barai, hanno tre compositori: Aram Khachaturian, Faustas Laténas e “i suoni emergenti dal silenzio”. Tra essi non si può sottacere il famoso valzer scritto dal primo, eminente musicista russo (è quello della popolare Danza del‑ le spade). Racconta lo stesso Tuminas: “La leggenda vuole che Khachaturian compose la partitura per la sua attrice musa, la Kazantseva, che era la protagonista femminile di Masquerade in un allestimento che sarebbe dovuto andare in scena nel 1941. Il 21 giugno, durante la prova generale arrivò in palcoscenico la notizia che era scoppiata la guerra. La recita fu sospesa e il debutto cancellato”. Ma l’arte sopravvive alle guerre e oggi, in altra forma e scenografia, con altri interpreti e un visionario, raffinato regista, la stessa opera arriva fino a noi per instaurare nel teatro – come scrive ancora Rzeczpospolita – “il trionfo della luce”.


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