San Carlo, festa dei 280 con Rossini, Mozart e Leo

Soprintendente e direttore artistico tra anniversari e gestione quotidiana


di Paola de Ciuceis


Dalle celebrazioni per i 300 anni dalla nascita di Carlo di Borbone a quelle per i 150 dalla morte di Rossini; quindi, il 4 di novembre, la festa per i 280 anni del teatro: il San Carlo ha un autunno denso di impegni; un’occasione per parlarne in una intervista a due voci con la soprintendente Rosanna Purchia e il direttore artistico Paolo Pinamonti.
Cominciamo con gli anniversari.
Purchia: “Sento sempre il peso e la necessità di conservare la memoria per guardare al futuro. Innanzitutto, vorremmo esaltare la figura di Rossini, che è stato direttore di questo teatro. Magari in sinergia con il Conservatorio, che ci permetterebbe di mostrare al pubblico i suoi spartiti originali. Il percorso che auspico è un itinerario integrato che parta dal Memus e coinvolga Biblioteca Nazionale, Palazzo Reale, Capodimonte. L’idea è ambiziosa, perché è difficile coordinare tutte queste istituzioni”.
Pinamonti: “Rossini ha creato i migliori capolavori proprio a Napoli che, al tempo, era il centro del mondo musicale. Nella prossima stagione presenteremo il Mosé, per quella successiva ci riserviamo una sorpresa. Quanto ai 280 anni del San Carlo, li celebreremo il 4 novembre con L’Olimpiade di Leonardo Leo su libretto del Metastasio, che debuttò qui nel 1737. Subito prima, il teatro proporrà due omaggi, al regista Giorgio Strehler e al costumista Luciano Damiani, nel ventennale e nel decennale della morte. Il titolo scelto è Il Ratto del Serraglio di Mozart”.
Per un teatro antico e prestigioso come il San Carlo, l’aspettativa è sempre altissima. Quali sono le difficoltà quotidiane che si incontrano?
Purchia: “Tantissime e complesse. Ci sono ragioni esogene ed endogene. Le prime, a volte, sono davvero insormontabili, ma Regione e Ministero stanno facendo molto. Il ministro Franceschini è un reale punto di riferimento, come da tempo non accadeva. Le seconde sono comuni a tutte le fondazioni lirico-sinfoniche. E mi riferisco alle difficoltà tecnico-amministrative e culturali. In corso c’è una gran rivoluzione culturale; e tanto c’è ancora da fare, perché la realtà cambia più velocemente delle mentalità. I momenti peggiori sono legati alla sfavorevole congiuntura economica, che provoca mancanza di liquidità e rende complicato cose semplici come pagare gli stipendi; il San Carlo dà da mangiare a 400 famiglie, più tutto l’indotto, dal bar alle pulizie”.
Il repertorio: spesso alcuni titoli si ripetono con troppa frequenza. Perché? Li richiede il pubblico, si preferiscono i titoli collaudati, le risorse sono limitate?
Purchia: “Un po’ tutte queste ragioni. Il pubblico, non solo quello napoletano, richiede certi titoli che, quindi, tornano spesso fuori abbonamento. E, poi, vogliamo esaltare il nostro patrimonio e il lavoro dei nostri tecnici, laboratori e corpo di ballo. Quanto al pubblico, i risultati si vedono nel tempo. Oggi cominciamo a raccogliere quel che abbiamo seminato dal mio arrivo nel 2009”.
Pinamonti: “Il problema di costruire il pubblico di domani esiste, ma le
nuove generazioni devono formarsi con i titoli più famosi”.
Perché non istituire un concorso per rinnovare il repertorio lirico, aperto per esempio ai giovani compositori, magari nel solco della grande tradizione partenopea del Settecento?
Purchia: “Fare a Napoli quel che accade a Salisburgo sarebbe bellissimo, ma da soli non riusciamo. Occorrono infrastrutture, sinergie e sponsor. Senza fondi certi non si può programmare nulla. E senza lo Stato il San Carlo non esisterebbe”.
Pinamonti: “Il rinnovamento è sempre necessario, ma alla luce di una solida tradizione. L’orizzonte della composizione contemporanea è cambiato. Agli inizi del Novecento l’opera era un grande spettacolo audiovisivo e aveva un ruolo creativo che, poi, nel tempo è stato ricoperto dal cinema. Anche l’approccio degli artisti è diverso. In ogni caso, vedo la composizione più adatta alla sinfonica e al balletto. Per l’opera credo ci sia un’oggettiva difficoltà. La nuova scrittura non è adatta al canto; solo gli inglesi riescono a mantenere un buon rapporto tra vocalità e musica”.
Altro nodo è il rapporto con dipendenti e sindacati.
Purchia: “Con i sindacati ci sono sempre stati momenti di forte conflittualità. Nel tempo, però, la situazione è migliorata. Oggi il rapporto è più sereno e costruttivo. Il San Carlo è un teatro che apre le sue porte tre volte al giorno. il punto di svolta credo ci sia stato quando siamo riusciti a trasmettere la necessità di un cambiamento e a trovare la strada della collaborazione. Sia pure nella conflittualità”.



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