Tram - Magnifico Visbaal, Caos

Due pièce si avvicendano a febbraio sul palco del Teatro Tram a Port’Alba: Pacchiello di Pasquale Ferro, il 17 e 18, diretto e interpretato da Roberto Capasso. E Dust to dust di Robert Farquhar, dal 22 al 25, con Maria Grazia Pompei, Andrea Bonella, Stefano Patti e la regia di Guglielmo Guidi. In Pacchiello, prodotto da Prospet, si raccontano le vicende di un ex usuraio che nasconde la sua condizione di barbone con l’alibi di venditore ambulante di taralli. In Dust to Dust, prodotto da Gitiesse Artisti Riuniti, emerge il vissuto di tre non più giovani amici della Liverpool dei Beatles. Una sorta di poema per tre voci, dialoghi e monologhi incrociati, in cui i personaggi eseguono una partitura verbale ed emotiva dal ritmo strepitoso ed effetti anche comici. andrea del gaudio


Con Nevrotika vol.4-5-6 si continua a esplorare il mondo della nevrosi
, attraverso un ironico viaggio negli inferi della nostra esistenza. Come curiosi turisti di noi stessi, condannati a perseverare nei soliti errori, siamo costretti a pagare questa incapacità rimanendo invischiati in uno schema. Vari i gironi in cui riconoscersi: l’ipocondriaco, l’ossessivo­compulsivo, il paranoico, fobico, ansioso, maniaco del controllo, maniaco depressivo... Ma cosa succede quando più nevrosi si incontrano? La risposta è davanti agli occhi, rintracciabile nel quotidiano e in un motto: “Disadattati di tutto il mondo unitevi!”. Scritto, diretto e interpretato da Fabiana Fazio, e con Valeria Frallicciardi e Giulia Musciacco, lo spettacolo torna in scena al Caos di Villaricca il 17 e 18 marzo. viola verne


Un’amara riflessione, “siamo tutti ancora un po’ animali, siamo tutti un po’ esseri umani”, porta Roberto Azzurro a incontrare Scarrafunera di Cristian Izzo
e a essere in scena, il 9 e 10 marzo al Magnifico Visbaal di Benevento, uno scarafaggio che nella sua “scarrafunera” riflette sulla vita, sulla condizione umana, sulla morte, in continuo rapporto conflittuale con se stesso, con la madre, con il mondo, schiavo di una realtà dalla quale non sa riscattarsi.
 Un universo racchiuso in un nido di “scarrafuni”, appunto, così simili nel loro quotidiano alla vita degli uomini. A ispirare l’autore la quarta terzina del sonetto O funneco di Salvatore Di Giacomo “E sta ggente, ’nzevata e strellazzera / cresce sempe, e mo’ so’ mille e triciento/ Nun è nu vico; è na scarrafunera”. elide apice



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