Con Jacopo Gassmann sul palcoscenico arriva la filosofia

di Stefano Prestisimone

Tre monologhi, tre flussi di coscienza zeppi di immagini. Jacopo Gassmann indaga il teatro contemporaneo più attuale e lo fa con proposte poco convenzionali. Con queste intenzioni porta sulle scene Chris Thorpe, autore più volte vincitore al Fringe di Edimburgo, selezionato nel 2017 come Jerwood New Playwright dal Royal Court Theatre di Londra. Una delle nuove voci della scena inglese, autore di un teatro eminentemente di parola, con il palco identificato come un luogo in cui riflettere. Giovane regista, figlio e fratello d’arte, Gassmann dirige dal 20 al 22 aprile, alla Galleria Toledo di Napoli, There has possibly been an incident pièce interpretata da Francesco Bonomo, Enrico Roccaforte, Cinzia Spanò. Ogni vicenda prende spunto da eventi storici più o meno recenti, che l’autore rielabora e restituisce attraverso il racconto intimo e analitico dei personaggi. Mediante le loro voci, Thorpe esamina i processi cognitivi che precedono una scelta. Quanto pesa il caso in ogni decisione che compiono? C’è spazio sufficiente per far emergere ciò che si agita fra pensiero e azione, sentimento, dubbio? E ancora: quando la vita ci pone di fronte a una scelta fra eroismo e compromesso, cosa succede? E le riflessioni e le domande continuano nelle note di regia, che fanno salire il livello di curiosità: “A volte gli aerei non atterrano come dovrebbero”. “Il popolo di una nazione ne ha abbastanza dei propri tiranni, ma i tiranni devono essere rimpiazzati con qualcos’altro. Cosa?”. “Una persona si fa largo tra la folla e, per un istante, senza che sia lei a sceglierlo, si trasforma in un simbolo”. “Un uomo entra in un palazzo e porta con sé la morte. Chi lo fermerà?”. Jacopo Gassmann, 37 anni, quarto e ultimo figlio di Vittorio, formazione a New York e a Londra, regista di teatro e autore di cortometraggi, segue una carriera coraggiosa, lontana dai riflettori e poco accomodante. Ha cominciato studiando regia cinematografica. Poi ha scelto il teatro. “Dopo New York sono tornato in Italia, ho girato alcuni documentari, un paio dedicati a mio padre Vittorio. Per realizzarli ho passato lunghi mesi a vedere il materiale di archivio, migliaia di ore, tutto quello che c’era su di lui. Mi sono accorto che è stato il mio modo di elaborare il lutto, questo continuare a riviverlo nella memoria. Vittorio è stato un padre affettuoso e sempre presente, formidabile con tutti noi quattro fratelli, maestro di vita che ci ha insegnato a rimanere sempre uniti, a confrontarci tra noi sulle scelte professionali e private che facciamo anche oggi. Dopo i cortometraggi mi è capitata l’occasione di mettere in scena un testo su Flaiano con Roberto Herlitzka e ho capito che nel teatro c’è una dimensione più umana e artigianale. A ciò si può aggiungere che io scelgo testi che raccontano cosa succede oggi, il sentimento del tempo”, spiega il più giovane dei Gassmann. Jacopo, che si è dedicato anche a studi filosofici, nel recente passato ha portato in scena un altro autore contemporaneo come Juan Mayorga, che affianca la scrittura teatrale agli studi universitari in filosofia e in matematica. Con lui anche un fitto scambio di mail prima dell’allestimento di Animali parlanti e per La pace perpetua: “Mi sono appassionato al drammaturgo spagnolo perché è un filosofo matematico che poi giunge al teatro. E quindi in fondo il suo percorso in un certo senso mi appartiene: il mio primo sogno era fare lo studioso, l’accademico, data la passione per lo studio che mi aveva trasmesso mio padre, quando mi leggeva i classici e mi insegnava a cercare i significati più profondi. Poi, quando ho scelto di dedicarmi alla regia ho trovato in Mayorga una coincidenza di interessi”.



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