Presentazione teatralizzata del libro della Gionfriddo dedicato alle Quattro Giornate di Napoli. "Gli angeli del rione Sanità", eroi sconosciuti della Seconda Guerra Mondiale


di Pino Cotarelli





Gli angeli del rione Sanità, libro più volte premiato di Nunzia Gionfriddo, edito da Kairos Serie Oro (pp. 191, euro 15,00), sarà presentato, in una forma teatralizzata rielaborata dalla stessa autrice col titolo Eroi sconosciuti delle Quattro Giornate di Napoli, al teatro alla Sanità che ospita l’evento il 9 novembre 2018 alle ore 20, in occasione della ricorrenza del 75° anniversario delle Quattro Giornate, con personaggi del romanzo, poeti, attori, cantanti, e testimoni. Sarà interessante ritrovare sul palcoscenico figure incontrate nel romanzo, come il postino con i suoi travagli in carcere per ricostruire i pezzi della sua vita scomparsi dalla memoria per le torture subite; Assuntina l’affettuosa moglie che ignora le ragioni dell’arresto del marito; Don Antonio il prete impegnato nel recupero delle anime di un territorio difficile come la Sanità che insieme al breviario non disdegna di imbracciare il fucile quando necessita; i tanti personaggi dall’apparenza anonima che animano una storia le cui vicende finiscono per confluire nelle Quattro Giornate di Napoli in cui l’umanità e l’orgoglio del popolo napoletano, troppo spesso soffocato dalle miserie della vita e dalla malavita che non finirà mai di opprimerlo, si riscatta con una ribellione dall’apparente improvvisazione, contro soprusi sopportati troppo a lungo, per riconquistare una sussistenza che può anche accontentarlo, a costo della vita.

Nunzia Gionfriddo, come nasce il romanzo e perché ha scelto il rione Sanità?

“La scelta del rione Sanità come luogo privilegiato delle Quattro Giornate nasce dal mio profondo affetto per un quartiere dal quale proveniva buona parte della popolazione scolastica del ITIS Giordani di Napoli, quando fu ospitato fino al 1980 dall’Istituto gesuitico sito alla Conocchia, sulla discesa dello Scudillo. Sono stati anni meravigliosi per me che iniziavo la mia carriera di docente, a contatto con giovani per i quali lo studio era un mezzo per emanciparsi dalla miseria e… altro. Naturalmente non era così per tutti, ma ne vorrei, non dico molti, ma almeno una decina nelle classi di oggi. Pur essendo un Istituto Tecnico, con loro si parlava di musica, arte e teatro. E si faceva teatro! A tal fine si coinvolgevano giovani e ragazze che liberamente da tutte le cinque classi dei due indirizzi, chimico e informatico, erano incuriositi da tale attività scoprendosi attori, cantanti, musicisti e ballerini. Ma quando si stava in classe si lavorava… e sodo!”



I suoi personaggi hanno anche qualche riferimento alla realtà?

“Preferirei non dirlo. Mettiamola così: se non fossero veri, sarebbero potuti essere veramente  esistiti”.



Scegle persone del popolo, modeste, che compiono gesta che mai avrebbero pensato di compiere, sono questi gli eroi?

“No, nessuno di noi sa cosa farà di importante o meno nella sua vita. Per me gli eroi non sono quelli che compiono grandi gesta, ma siamo noi tutti, onesti e sani di cuore, che facciamo ciò che sentiamo di dover fare per la comunità in cui viviamo, per migliorarla. Leopardianamente parlando, basterebbe dire anche che ci vuole molto coraggio per vivere in questo nostro mondo”.



Don Antonio, senza remore ad imbracciare un fucile; come l’impegno civile può travalicare i limiti delle funzioni di un prete? È avvenuto nella realtà?

“Non lo so. Penso di sì. Io l’ho voluto così perché considero che, quando non c’è altra via contro gli usurpatori, per una buona causa e per salvare tanti innocenti non basta l’acqua santa…”



La ricostruzione della memoria smarrita attraverso un flash back, da parte del personaggio principale Beppe, crea molta aspettativa nella lettura del romanzo, rappresenta per lei un valore aggiunto voluto?

“Voluto, non so; uscito dalla mia forse esagerata voglia di scoprire ciò che si nasconde nel nostro subconscio, sì. Siamo tutti alla ricerca di costruire la nostra memoria e tutti ne abbiamo persa una parte. A volte vale la pena di recuperarla per migliorarci”.



La prefazione di Maria Conforti sottolinea la presenza nel romanzo di una emancipazione del popolo napoletano seppur nella consapevolezza dei propri limiti e della impossibilità di una proficua critica al potere; oggi c’è ancora speranza di riscatto per il popolo napoletano?

“Lo spero e per questo scrivo racconti dove la storia parla attraverso i miei personaggi. Ma non basta. La Storia serve per non ripetere più errori del passato, ma c’è un’altra storia che è quella interiore che fa fatica a emergere per le nostre paure o timidezze o chiusura verso gli altri. La vita è una lotta tra impulsi e realtà. Un libro può aiutare a capire i due mondi. Questo è quello che sta facendo il nostro popolo, piano piano, con fatica, tra contraddizioni e sicurezze, ma proprio per ciò che si sta facendo alla Sanità per i giovani che qui lavorano allontanandosi dalla delinquenza, si può sperare tanto… voglio pensare che siamo sulla buona strada”.



Non considera il suo romanzo storico, ma un romanzo con contenuti di libera interpretazione delle testimonianze non può considerarsi storico?

“La mia non vuol essere una libera interpretazione delle testimonianze. Il mio desiderio è sentire i testimoni più che gli storici e se i primi non ci sono più, cercare la loro scia… prima o poi si trova sempre il loro esserci stati, come la bava delle lumache. Mi interessa, anche,  la ricerca di noi stessi, l’intimo dei nostri pensieri, una ‘recherche’ che i personaggi del romanzo storico non evidenziano. Poi dipende dall’autore, un Nievo o un De Roberto hanno saputo analizzare il reale e la coscienza. Lo vogliamo chiamare romanzo storico? Se si risponde affermativamente, allora il mio è di tal genere”.



“Eroi sconosciuti delle Quattro Giornate di Napoli” sarà una specie di adattamento teatrale del libro, come è nato questo progetto?

“Non si può considerare ancora un adattamento teatrale. Ora è solo in nuce. Un critico ha scritto che i miei libri sono così ricchi di descrizioni e dialoghi, che posso rubare il mestiere a uno sceneggiatore. Non ho fatto altro che far parlare i miei personaggi come lo fanno nel romanzo, vestirli di dovere ed ecco che i brani sono diventati sceneggiatura e la musica che mi accompagnava nella scrittura, musica da far cantare. Tutto ciò resterà sulle tavole del palcoscenico, perché quello che mi preme di più è trasmettere l’amore per la lettura ai giovani e ai meno giovani. Poi … non si sa mai…”



Ci descrive cosa accadrà a teatro?

“I personaggi si muovono liberamente sul palcoscenico sul cui sfondo saranno proiettate foto storiche. Io sono la voce narrante che colloquia con i suoi personaggi o li lascia liberi di dialogare tra loro, con il romanzo in mano da cui leggono le battute. C’è solo una novità, un omaggio al quartiere, un abitante che si intromette per capire… Il mio è un modo nuovo per presentare una mia opera, con poche tecniche teatrali, senza profitti per me, né per gli amici attori-lettori, cantanti e musicisti che mi aiutano”.



Perché la scelta del Teatro Sanità?

“Perché si trova alla Sanità”.



Il flash back per la ricostruzione della memoria persa di Beppe riuscirà a riprodurre la stessa aspettativa nello spettatore così come nel lettore?

“Questa è la scommessa che ho fatto con me stessa. Onestamente per un lavoro del genere che dovrò affinare, penso che per ora è il lettore che ha migliori chance”.



Il romanzo è stato più volte premiato, per questa ‘speciale’ presentazione ha avuto il patrocinio morale del Comune di Napoli, dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo, dell’Anpi, dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi”, dell’Iplac, dell’associazione culturale ʼO Spassatiempo, di Focus Libri. La scrittura di un romanzo può dare ancora molte soddisfazioni?

“Sicuramente allo stesso modo di una sceneggiatura. L’emozione e l’impegno è lo stesso se in noi trionfa la passione”.



Ha nuovi progetti?

“Sì, tra poco uscirà un nuovo romanzo, Cioccolata calda per due, ambientato a Trieste alla fine della Seconda Guerra Mondiale, tra la nascita della Jugoslavia di Tito e il bombardamento di Sarajevo nel 1992, premiato già varie volte come inedito”.



Nel corso della manifestazione saranno proiettate foto originali del periodo messe a disposizione dall’Istituto Campano per la Storia della Resistenza e dall’Archivio di Stato di Napoli, con ingresso gratuito.

Saranno presenti il Presidente dell’Anpi di Napoli, Antonio Amoretti e il Vicario Massimo Amodio; il Presidente dell’Istituto Campano per la Resistenza, Guido D’Agostino e la direttrice Giulia Buffardi; don Antonio Loffredo, parroco della Basillica di Santa Maria alla Sanità; Mara Fortuna, scrittrice e critica letteraria; Alma Carrano che, per la sceneggiatura ispirata a Gli angeli del rione Sanità  della Gionfriddo, col titolo Il postino del rione Sanità ha vinto di recente il Premio speciale Elena Bertoldi per la migliore sceneggiatura per lungometraggi in lingua italiana.

Gli attori: Mario Mauro, Antonella Napolitano, Gaetano Spagnuolo, Alberto Tortora, Francesco Tortora, Sofia Tortora; i cantanti: Claudia Avitabile; Michele Avitabile; Sofia Tortora; i musicisti: Vincenzo Maselli e il suo gruppo.

I filmati saranno a cura di Vincenzo Magrì e l’elaborazione grafica di Vincenzo Maselli.



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