Gualtiero Pierce, l’autore di fiducia: “Massimo? Disciplina e ostinazione senza capricci d’artista”

di Guerino Caccavale
Giornalista, scrittore, regista, poi autore di teatro, Gualtiero Peirce dal 2000 con Massimo Ranieri scrive spettacoli musicali, in particolare Canto perché non so nuotare (che vanta il traguardo di oltre 500 repliche), Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle, e lo spettacolo Sogno e son desto, nel 2014 riadattato per la televisione e trasmesso su RaiUno e del quale si sta preparando la terza edizione prevista il prossimo gennaio. Sue le traduzioni in italiano di Filumena Marturano e Napoli milionaria! di Eduardo De Filippo, per RaiUno.
 Com’è nata la collaborazione con Massimo Ranieri?
“Ci siamo incontrati quindici anni fa negli studi della trasmissione allestita con Renato Zero, Tutti gli Zero del mondo. Massimo era ospite, e da una semplice chiacchierata ci siamo ritrovati a lavorare insieme pochi mesi dopo per il tramite di Agostino Saccà (all’epoca Direttore di RaiUno) che gli aveva proposto di fare uno show (Citofonare Calone) per la sua emittente. Da quel momento è nata con Massimo un’intesa non solo artistica ma anche umana”.
Qual è la caratteristica più significativa di Ranieri artista?
“Una straordinaria caratteristica è quella che Massimo non perde mai il senso del palcoscenico come lavoro. E ciò il pubblico glielo riconosce”.
La sua personalità dietro le quinte?
“Lavoro con lui da anni e non gli ho mai visto fare un capriccio d’artista. L’impegno che mette è sempre e solo nel merito del lavoro unito a tanta ostinazione: parlo di nottate trascorse a preparare le luci, di giornate intere a mettere a punto un testo o una scaletta di uno spettacolo. In tutti questi anni dopo ogni replica, sia nel teatro più grande d’Italia che nel paese più piccolo, ne segue un’osservazione, un’analisi, un qualcosa da correggere proprio perché per lui i palcoscenici sono tutti importanti e il pubblico tutto uguale. E questa disciplina, parola che mi piace molto, credo sia la cosa più bella che abbiamo condiviso fino a oggi”.
Lei nasce come giornalista, poi cosa è successo?
“Il giornalismo è stato il mio primo grande amore. Giovanissimo già lavoravo a Paese Sera. Dopo venti anni, avendo avuto l’opportunità di fare l’autore per la Rai, ho sentito il bisogno di cambiare e ho lasciato un grande giornale, La Repubblica”.
Rimpianti?
“Assolutamente no. Come dice il titolo di uno spettacolo fatto con Massimo, Chi nun tene curaggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle”.
Sogno e son desto, un titolo significativo… 
“Io e Massimo volevamo raccontare due modi di guardare il mondo, tenendo presente e alimentando la fantasia, ma senza perdere il contatto con la realtà. Proprio come gli raccomandava il nonno pescatore, e cioè di lasciarsi cullare dal sogno senza perdere di vista i pericoli”.
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