“Con i versi dei suoi poeti dò voce al popolo di Palestina”, Cerciello nel ventennale del suo Elicantropo

di Francesco Gaudiosi 
Andrà in scena al Teatro Elicantropo dal 7 gennaio al 7 febbraio Il cielo di Palestina, spettacolo che a più di quindici anni di distanza torna con un nuovo allestimento firmato dal regista e direttore artistico del teatro, Carlo Cerciello. L’Elicantropo, per il suo ventennale, proporrà gli spettacoli più rappresentativi attraverso riallestimenti e altre novità.
Cerciello, ci parli di questo spettacolo.
 “Ho portare in scena la voce di un popolo abbandonato dalla morale ipocrita occidentale, sorda e cieca di fronte a un problema che ha conseguenze politiche sulle quali, forse volutamente forse per di
sinteresse, porta la nostra società a dimenticare la questione palestinese. Negli anni ci si è schierati verso la visione sionista. Così si vede il problema visto solo da una prospettiva”.
Non crede che quello che stiamo osservando ora sia un revisionismo che ridà dignità alla società palestinese?
Certo, ma queste sono solo conquiste di facciata, il problema si risolve tra gli Stati ma la situazione a livello del popolo resta sempre la stessa. Ed è proprio quello su cui voglio focalizzarmi nello spettacolo: dare voci al popolo, agli artisti e alle parole dei palestinesi”.
Interessante il sottotitolo dell’allestimento I ricchi hanno Dio e la polizia, i poveri hanno le stelle e i poeti. 
“Per uscire dalla vicenda violenta, ho impostato la pièce sulla voce di un popolo che attraverso i suoi poeti parla della propria condizione esistenziale. Ho tratto la storia da La terra più amata, raccolta di poesie e prosa palestinese, cucendo versi e costruendo una vicenda che riguarda un maestro in bilico tra le sue sofferenze in giovane età e le difficoltà che si trova e si troverà ad affrontare. Lo spettacolo ha come tema lo sradicamento, la mancanza di un’identità e la violenza sulle radici. Il senso della nostra vita è nella nostra memoria, e se è vero che questa è in ciascuno di noi, è anche vero che gli affetti, i legami, si stabiliscono pure col territorio nel quale ci si trova. E quando si violenta il territorio non si riesce a trovare stabilmente un futuro, ne va il destino di una popolazione”.
 Chi sarà in scena nel nuovo allestimento?
“Omar Suleiman, artista palestinese, Imma Villa insieme agli allievi ed ex allievi del Laboratorio Teatrale Permanente”.
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