Così Mauriello e Casillo rileggono Perrucci

di Giuseppe Giorgio
 Con un racconto di Natale che grazie alla coppia Giovanni Mauriello e Benedetto Casillo punterà tutto sulle maschere di Razzullo e Sarchiapone, con una messinscena propria del teatro di tradizione napoletano, dal 25 dicembre al 7 gennaio 2016, al Teatro Delle Palme di Napoli, lo spettacolo Razzullo e Sarchiapone da La Cantata dei Pastori, prodotto da Suoni&Scene e Arteteca. Grazie alla regia di Massimo Andrei, i due antichi tipi portano tra il pubblico l’essenza di quella sacra rappresentazione. “Finalmente - afferma Andrei - c’è un testo proveniente dall’antica Cantata dei Pastori, dove si sottolinea il carattere fiabesco del racconto ma si usano formule di messinscena differenti. Si tratta di un focus su Razzullo e Sarchiapone, personaggi napoletanissimi, poco frequentati nella drammaturgia teatrale. Qui c’è il recupero di scene, dialoghi comici, canti e musiche aggiunte al testo dalla tradizione popolare nel corso dei secoli (lo stesso personaggio di Sarchiapone è un’invenzione del popolo e non dell’autore della Cantata). Del dramma sacro preesistente rimane il racconto ‘cuntato’. Il tutto con rielaborazioni e nuove scritture musicali di Carlo Faiello”. “Un personaggio quello di Sarchiapone- sostiene l’attore e cantante Giovanni Mauriello- da me interpretato da anni con passione. Dopo tanti ruoli impegnati, il celebre e buffo barbiere, in fuga per aver commesso due omicidi e il cui nome comparve per la prima volta nel Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, riporta dove l’ingenuità popolare si veste di sentimenti senza tempo”. E così, nella visione antropologica di Massimo Andrei, tesa a isolare i due celebri personaggi cardine del lavoro di Andrea Perrucci datato 1698, Razzullo e Sarchiapone, tra le traversie del viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme, riporteranno i toni di un’opera che partendo dal sacro virerà verso il buffo e il profano. “Razzullo, - sottolinea l’attore Benedetto Casillo- lo scrivano perennemente affamato inviato in Palestina per il censimento, è essenzialmente comico. Partendo da queste caratteristiche, per la mia interpretazione, terrò presente la veracità di un testo definito da Viviani come quello di uno spettacolo viscerale che non vuole e non deve diventare intellettuale. E’ la prima volta che mi avvicino al testo della Cantata. Il mio è un Razzullo spiritato e ingenuo, che sul finale fa delle riflessioni sul Natale dei giorni nostri”-

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