di Antonio Tedesco
Sarà la forza segreta che muove lo spirito del teatro. Fatto sta che c’è stato in questi ultimi anni, a Napoli, un fiorire di nuove piccole, ma vitalissime realtà teatrali. Indipendenti e agguerriti presidi contro la barbarie, specialmente quella economico-finanziaria che riconosce e privilegia solo la cosiddetta (aberrante) legge dei “grandi numeri”. Così il teatro, ignorato, maltrattato, vilipeso, messo all’angolo, sfiancato economicamente e moralmente, risorge continuamente dalle sue ceneri, mostra la sua incontenibile vitalità. Arranca, affanna, ma si rigenera. E contro tutto e tutti, incredibilmente, vive. Un fenomeno rilevante considerate le ristrettezze in cui, da tempo, versa il settore.
Accanto a realtà già consolidate, come il Teatro Area Nord, il Teatro De Poche, l’Elicantropo, è sorta una nuova piccola costellazione di sale e di spazi che offrono ampie possibilità di scelta e, tra le altre cose, danno a Compagnie, spesso formate da giovani, opportunità che difficilmente troverebbero altrove. Per certi versi un teatro trasversale, che si insinua nel tessuto sociale e metropolitano della città. Si va dal TE.CO., acronimo di Teatro di Contrabbando, situato in via Deocleziano, a Fuorigrotta, che usa ironicamente un linguaggio “malavitoso”, proprio a rimarcare la marginalità con cui una certa idea di teatro pare, oggi, costretta a muoversi. A Fuorigrotta, al Parco San Paolo, c'è anche il Just 99, sala di recentissima apertura voluta da Antonio e Maurizio Casagrande, che mettono la loro esperienza al servizio di un teatro di tradizione e di qualità. Più al centro, al Vico Bagnara, nei pressi di Piazza Dante, troviamo lo ZTN (Zona Teatro Naviganti) aperto ad un teatro della contemporaneità, attento al sociale e alle problematiche della città. Non da meno la periferia Est, con la Sala Ichos, a SanGiovanni a Teduccio, che apre ad una prosa moderna, ma anche a raffinate serate musicali. E sempre a San Giovanni, un gruppo di giovani appassionati e intraprendenti, utilizzando un edificio scolastico dismesso, in via Bernardino Martirano, ha dato vita al NEST, uno spazio polifunzionale in cui si gestiscono numerose attività formative e laboratoriali, oltre che una stagione teatrale stimolante e non priva di significative presenze. Citiamo ancora Interno 5, a San Biagio dei Librai, anche questa una realtà polifunzionale che interagisce con il Teatro
Area Nord, situato nella zona di Piscinola, in un proficuo scambio centro-periferia. Così come il teatro Il Primo, di Andolfo Petri che da anni presidia i Colli Aminei, zona residenziale culturalmente sguarnita, e il Nuovo Teatro Sanità, nel cuore del quartiere più popolare di Napoli, un polmone di cultura e di innovazione che dialoga con la tradizione più profonda e radicata della città. Coordinate di una mappa ancora parziale che, grazie ad un fiorire di iniziative, pare destinata ad arricchirsi ulteriormente.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sarà la forza segreta che muove lo spirito del teatro. Fatto sta che c’è stato in questi ultimi anni, a Napoli, un fiorire di nuove piccole, ma vitalissime realtà teatrali. Indipendenti e agguerriti presidi contro la barbarie, specialmente quella economico-finanziaria che riconosce e privilegia solo la cosiddetta (aberrante) legge dei “grandi numeri”. Così il teatro, ignorato, maltrattato, vilipeso, messo all’angolo, sfiancato economicamente e moralmente, risorge continuamente dalle sue ceneri, mostra la sua incontenibile vitalità. Arranca, affanna, ma si rigenera. E contro tutto e tutti, incredibilmente, vive. Un fenomeno rilevante considerate le ristrettezze in cui, da tempo, versa il settore.
Accanto a realtà già consolidate, come il Teatro Area Nord, il Teatro De Poche, l’Elicantropo, è sorta una nuova piccola costellazione di sale e di spazi che offrono ampie possibilità di scelta e, tra le altre cose, danno a Compagnie, spesso formate da giovani, opportunità che difficilmente troverebbero altrove. Per certi versi un teatro trasversale, che si insinua nel tessuto sociale e metropolitano della città. Si va dal TE.CO., acronimo di Teatro di Contrabbando, situato in via Deocleziano, a Fuorigrotta, che usa ironicamente un linguaggio “malavitoso”, proprio a rimarcare la marginalità con cui una certa idea di teatro pare, oggi, costretta a muoversi. A Fuorigrotta, al Parco San Paolo, c'è anche il Just 99, sala di recentissima apertura voluta da Antonio e Maurizio Casagrande, che mettono la loro esperienza al servizio di un teatro di tradizione e di qualità. Più al centro, al Vico Bagnara, nei pressi di Piazza Dante, troviamo lo ZTN (Zona Teatro Naviganti) aperto ad un teatro della contemporaneità, attento al sociale e alle problematiche della città. Non da meno la periferia Est, con la Sala Ichos, a SanGiovanni a Teduccio, che apre ad una prosa moderna, ma anche a raffinate serate musicali. E sempre a San Giovanni, un gruppo di giovani appassionati e intraprendenti, utilizzando un edificio scolastico dismesso, in via Bernardino Martirano, ha dato vita al NEST, uno spazio polifunzionale in cui si gestiscono numerose attività formative e laboratoriali, oltre che una stagione teatrale stimolante e non priva di significative presenze. Citiamo ancora Interno 5, a San Biagio dei Librai, anche questa una realtà polifunzionale che interagisce con il Teatro
Area Nord, situato nella zona di Piscinola, in un proficuo scambio centro-periferia. Così come il teatro Il Primo, di Andolfo Petri che da anni presidia i Colli Aminei, zona residenziale culturalmente sguarnita, e il Nuovo Teatro Sanità, nel cuore del quartiere più popolare di Napoli, un polmone di cultura e di innovazione che dialoga con la tradizione più profonda e radicata della città. Coordinate di una mappa ancora parziale che, grazie ad un fiorire di iniziative, pare destinata ad arricchirsi ulteriormente.
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