Il sogno come fuga, così Saponaro rilegge Pasolini

Di Federica De Cesare

In scena dal 24 al 28 febbraio al Teatro Nuovo di Napoli, Calderón di Pier Paolo Pasolini, diretto da Francesco Saponaro e prodotto da Teatri Uniti.
L’opera, che si rifà a La vita è sogno di Pedro Calderón, mette in scena l’impossibilità dell’uomo di svincolarsi delle convenzioni sociali che ne determinano azione e pensiero. Unica via di fuga è il sogno, nel quale la protagonista femminile, Rosaura, si rifugerà adottando tre diverse identità, ma la durezza del potere non mancherà di manifestarsi destando, di volta in volta, il sonno della giovane.
Saponaro, lei e Pasolini condividete mondo teatrale e cinematografico. È visibile un dialogo tra le due realtà nella messa in scena dell'opera?
“Si tratta di un'opera multiforme in cui vengono sollecitati molti dispositivi. Nella reinterpretazione, fatta insieme allo scenografo Lino Fiorito, tutto ha inizio da Las Meninas di Velázquez. Lo spazio scenico si muove dalla parete del quadro intersecandosi con diversi linguaggi, quali pittura, arte figurativa e cinema. Anna Bonaiuto, Rosaura in scena, non solcherà materialmente le tavole del palcoscenico, ma sarà presente attraverso l'utilizzo di proiezioni, incorniciate all'interno dei quadri presenti proprio nel dipinto di Velázquez. Sul palco invece, si alterneranno, Andrea Renzi, Clio Cipolletta, Maria Laila Fernandez, Luigi Bignone e Francesco Cordella, che interpretando più ruoli amplificheranno la vertiginosa moltiplicazione e persecuzione di Rosaura”.
Il Calderón rappresenta una sovversione dell'autore nei confronti del teatro contemporaneo?
“Pasolini immagina un teatro altamente sovversivo, legato alla parola; la sua è una provocazione che passa attraverso registri e linguaggi nobilissimi e sofisticati. Calderón non solo sfrutta diversi registri linguistici, ma attraversa stili teatrali differenti, passando dal teatro lirico all'epico, dal realismo al surrealismo, intersecando così le numerose esperienze che caratterizzano le diverse arti del '900; un vero e proprio calderone di registri, codici e stili”.
Pasolini si muove tra politica e debolezza umana, tematiche sempre attuali, al quale l'autore contappone il sogno quale unica soluzione.
“C'è un altro aspetto fondamentale messo spesso in secondo ordine. In realtà il sogno è l'amore. In Calderón assume una spirale vertiginosa, perché è un amore incestuoso, un amore tabù, rifiutato dalla civiltà borghese. Un’iperbole per mostrare come il desiderio d'amore che è l'unica risorsa che ci tiene in vita e ci fa guardare lontano verso un orizzonte possibile sia costantemente controllato e irrigimentato in una regola sociale”.

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