Silvio Orlando prof sulle ali dell'idealismo

Di Viola De Vivo

Può un testo che descrive la scuola a inizio anni Novanta essere ancora attuale? Evidentemente sì. Di storie ambientate in
classe – si sa – ormai da molti anni sono pieni il nostro cinema e la fiction TV. Quello che forse non tutti sanno, però, è che il fenomeno è nato in teatro. Nel 1992 debutta Sottobanco di Domenico Starnone, con Silvio Orlando protagonista e la regia di Daniele Luchetti. Lo spettacolo, in grado di affrontare con i toni leggeri della commedia argomenti delicati legati all’istruzione, ottiene uno straordinario successo di pubblico e di critica, ed è subito cult, fino a diventare un film, La scuola (1995), padre di tante pellicole successive (ricordiamo tra tutte Auguri professore, con lo stesso Orlando).
A oltre vent’anni di distanza da quello che ha definito “lo spettacolo più importante della mia carriera”, Silvio Orlando è tornato a vestire i panni del prof. Cozzolino, riportando sul palcoscenico La scuola, di cui è anche produttore (Cardellino srl). Stessa regia, stesso testo del ‘92 (cambia solo il titolo), e un cast di primo livello: Marina Massironi, Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli, Maria Laura Rondanini.
Costretti a riunirsi in palestra, dato che la sala professori è inagibile, i docenti di un istituto di periferia sono alle prese con gli scrutini di fine anno. Tiene banco il caso Cardini, un ragazzo problematico che ostenta un mutismo interrotto solo per imitare il verso della mosca. Ecco allora scontrarsi due diversi modi di concepire l’insegnamento e il bene degli allievi: da una parte Cozzolino, appassionato idealista, sostiene che “i ragazzi sono capaci di fare cose incredibili” e vanno sempre e comunque aiutati; dall’altra il prof. di francese, al grido di “c’è chi è nato per zappare” e “la cultura e lo studio non sono per tutti”, ritiene sacrosanto bocciare per liberarsi dalle zavorre.
Gli scrutini diventano così un campo di battaglia, un terreno di rivalsa in cui ogni insegnante riversa i propri puntigli e dà sfogo alle proprie frustrazioni, in una galleria di ‘tipi scolastici universali’: il preside ignorante, l’insegnante di religione dalla dubbia moralità, quello più impegnato a flirtare che a lavorare, il reazionario, il progressista, quello che se ne frega… Insomma la scuola come microcosmo eternamente uguale a se stesso.
Al di là delle risate (assicurate, e della migliore qualità), il rinnovato successo de La scuola (in scena ormai dal 2014) pone un interrogativo doveroso: possibile che ai tempi della Buona Scuola, di un governo che vanta l’istruzione al centro dei propri pensieri, le cose stiano ancora come vent’anni fa? Giudicate voi: l’appuntamento è dal 10 al 13 marzo al Teatro Verdi di Salerno.

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