Concerto d’amore: L’antologia d’arte di Peppe Barra

di Giuseppe Iannicelli
Dal 7 al 10 aprile Peppe Barra è in scena al Teatro delle Palme di Napoli con Concerto d’Amore. Il poliedrico artista propone al pubblico una selezione, quasi biografica, della canzone napoletana. Con lui sul palco il complesso strumentale Modus Art.
Concerto d’Amore è un progetto che ho voluto – dichiara Peppe Barra durante le prove dello spettacolo – per mettere insieme il mio passato e il mio presente. Ed al tempo stesso lancia uno sguardo al futuro. Mi servirà per incontrare il mio pubblico sia a teatro sia nelle arene e piazze estive. Ho voglia di condividere queste emozioni con la gente perché il linguaggio universale della musica mi ha permesso di abbracciare ogni aspetto, ogni declinazione della mia attività di attore e musicista. Metto insieme tutte le cose belle che ho sperimentato in 40 anni di attività”.
Recitar cantando, musica, poesie, canzoni. È quello che Barra promette agli appassionati per il Concerto d’amore. Ma cosa ha ispirato le sue scelte? “Il passato è una fonte costante di stimolo. Però, bisogna saper proporre e ricreare sia la narrazione sia la musicalità. Io ad esempio ho a lungo lavorato con i testi di Giovan Battista Basile e non gli ho mai tolto nulla, ma sono  riuscito certamente a renderlo più attuale e comprensibile. Bisogna saper arrivare al pubblico e farsi capire. Perciò, nella preparazione dello spettacolo ho privilegiato le cose che ho trovato più attuali e meritevoli di tornare sulla scena in un repertorio di testi classici, canzoni, tammurriate e poesie. E non mancano le favole di Basile, filastrocche popolari, liriche teatrali e poesie”.

Barra ha ricevuto una laurea honoris causa in Letteratura dall’Università di Napoli. Ma c’è ancora posto per la cultura nella nostra vita e in quella delle nuove generazioni?  “In effetti – risponde l’artista - di cultura parliamo sempre di meno, anche se è lei che ci aiuta a sopravvivere. Senza amarla diventiamo aridi, privi di amore, fantasia e creatività. Penso che recuperando e proteggendo la memoria del passato difendiamo anche il presente e il futuro. Dobbiamo impugnare l’arma della cultura per sconfiggere il brutto e il buio. E si può cominciare trovando sempre il linguaggio adeguato, anche per i bambini. Me ne sono accorto mettendo in scena Pierino e il Lupo. Dal palcoscenico sentivo l’attenzione di quelle piccole anime che non conoscevano neanche il Teatro di San Carlo”.

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