Rivieccio e la sua città, “intelligente ma svogliata”, Vizi e virtù di un popolo con l’attore e la voce della Calogero

di Stefano Prestisimone
Battute, monologhi, personaggi, storie, aneddoti, canzoni e poesie. Dal 5 al 15 maggio al Diana, Gino Rivieccio torna alla prediletta formula “one man show”  per il suo Io e Napoli sempre, versione rinnovata di uno spettacolo che è un atto d’amore nei confronti della città, un abbraccio che però non risparmia riflessioni amare. Con la regia di Giancarlo Drillo, il recital è scritto in coppia con Gustavo Verde e nel cast ci sono Fiorenza Calogero e Antonello Cascone, rispettivamente voce e piano. Il tutto sotto la tutela di un San Gennaro realizzato da Lello Esposito, dotato di corno portafortuna che campeggia sulla scena assieme al protagonista.
Rivieccio, perché Io e Napoli sempre?
“Dietro il titolo c’è un intento che alla fine apparirà chiaro: dare il mio contributo per provare a cambiare una realtà che offusca lo splendore di una delle città più belle del mondo. Sospetto che, a scuola, il giudizio su Napoli sarebbe: “È intelligente ma svogliata, potrebbe fare di più: insomma non si applica’. Ecco, diciamo che abbiamo ancora un secondo quadrimestre per recuperare e dimostrare che meritiamo di essere promossi a pieni voti. Bisogna solo avere pazienza, che per noi napoletani è una caratteristica di cui abbiamo il ministero: naturalmente senza portafoglio. Siamo destinati sempre ad aspettare qualcosa o qualcuno per migliorare la nostra condizione”.
È uno spettacolo cui tiene particolarmente?
“È un po’ speciale perché al centro c’è la mia città, che è un continuo crocevia di gioie e dolori. Ora sento di avere la maturità e l’esperienza di potermi permettere di dire certe cose, di porre in risalto i pregi e le debolezze. Si ride tanto, ovviamente, perché è innanzitutto uno spettacolo comico. Ma c’è spazio anche per la poesia e per le emozioni, soprattutto nel finale, che è una dedica affettuosa a questa Napoli sempre nel mirino, che riceve processi mediatici spesso in maniera strumentale”.
La musica che ruolo ha nello show?
“Sarà protagonista, tra grandi classici cantati da Fiorenza Calogero come Era de maggio, Indifferentemente, Mandulinata a Napule, ma anche l’omaggio a Pino Daniele di Senza ‘e te, che è un tumulto di emozioni ogni volta che la sento, oppure Questa Napoli, un pezzo inedito di Bruno Lanza e  Leonardo Barbareschi che canto con trasporto”.
E i pezzi comici?

“Parlo di calcio, riflettendo su quanto questo sport conti e pesi nella vita quotidiana della città. È come un ammortizzatore sociale, quando il Napoli vince, per incanto le buche in strada si chiudono da sole, i bus sono precisi, non c’è traffico. Insomma, nessuno si accorge più dei mille problemi. E poi è davvero al centro di tutto, soprattutto nei bar. Ma si parla anche dei riti del ragù o del caffè, della nostra pigrizia epocale o della straordinaria conoscenza dei napoletani riguardo alla freschezza del pesce. Non li freghi mai, ti sanno dire pure l’ora”.

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