“AL
LIMITE DEL TEATRO” di Marco De Marinis
Di
Antonio Tedesco
Ci
vuole coraggio, un guizzo di genio e un briciolo di incoscienza. E
può succedere che la forma più nobile e antica di
comunicazione-rappresentazione si sposi con quella più moderna e
avanzata di pubblicazione-diffusione. E che il matrimonio non solo
riesca splendidamente, ma apra anche nuove prospettive e spalanchi
inediti orizzonti. Si sa che il teatro è inviso agli editori quasi
quanto la poesia. Un settore di nicchia giocoforza emarginato anche
dai librai. Così CUEPRESS e il suo ideatore Mattia Visani, hanno
aggirato l’ostacolo, anzi l’hanno saltato, spostando tutto sul
web. E riscuotendo consensi e riconoscimenti importanti, ultimo dei
quali il Premio Hystrio 2016. Il principio è semplice, se il mercato
non assorbe (anche per sue proprie perversioni) i costi di produzione
cartacea per questo tipo di editoria, si ricorre all’e-book e alla
stampa on demand che, come è noto, consentono di contenere al minimo
le spese. Si rendono così disponibili testi che l’editoria
tradizionale, oggi, non si sognerebbe nemmeno di pubblicare. Parliamo
di importante saggistica teatrale, riferita soprattutto al teatro del
‘900, e di testi di nuovi autori italiani ed europei, spesso già
rappresentati, o in corso di rappresentazione, ma che troverebbero
difficoltà ad essere pubblicati secondo i canali classici
dell’editoria. E’ grazie a quest’idea che (tra le oltre 50
pubblicazioni realizzate dal 2012 – anno di fondazione di CUEPRESS
– ad oggi) è tornato disponibile un testo come Al
limite del teatro,
di Marco De Marinis (pubblicato per la prima volta circa trent’anni
fa), arricchito ora da una acuta prefazione di Moni Ovadia. Il testo
è una cronaca, spesso in presa diretta, e un’analisi, delle
esperienze vissute da alcune “frange estreme” che operarono in
ambito teatrale in anni altrettanto “estremi” che l’autore
racchiude in un periodo che va dal 1968 al 1977. Anni di grandi
sommovimenti sociali ed ideologici che ingenerarono in alcuni artisti
scelte di vita radicali, totalizzanti, un teatro che andava oltre il
consueto e l’ordinario, giungendo in alcuni casi ai limiti di una
vera e propria mistica della rappresentazione. Si parla qui di
personaggi come Grotowski, Eugenio Barba e l’Odin Teatret, di
Giuliano Scabia, del Living Theatre, di Peter Brook. Un teatro che
non faceva sconti e non rassicurava. Che spogliava scena e attori per
arrivare all’anima nuda, e a volte urlante, dell’esperienza
umana. De Marinis analizza con una serie di saggi, scritti proprio a
ridosso degli avvenimenti, i protagonisti di questa febbrile stagione
e le nuove forme di teatro che da essi si generarono. Un movimento
parallelo e complementare a quello politico sociale di quegli anni.
Un fuoco che avrebbe dovuto bruciare il vecchio e invece si è
consumato da solo con una rapida fiammata. Ma non senza lasciare
tracce. Che ancora oggi ci parlano, ci chiamano ad un confronto per
capire dove potevamo essere e dove invece abbiamo lasciato che ci
trascinassero.
©RIPRODUZIONE
RISERVATA
Commenti
Posta un commento