Arriva Jesus, un viaggio dissacrante nei luoghi (comuni) del Cristo

Vita, morte e miracoli secondo Babilonia Teatri

di Federica De Cesare

Dal 21 al 26 marzo, al Piccolo Bellini, va in scena Jesus, proposta teatrale d'avanguardia, dell'innovativa e irriverente Compagnia Babilonia Teatri, vincitrice di numerosi e prestigiosi riconoscimenti, tra i quali, il Leone d'argento 2016 per il Teatro alla Biennale di Venezia, due Ubu e un premio Hystrio. Un teatro, quello di Enrico Castellani e Valeria Raimondi, direttori della compagnia, caratterizzato da una costante ricerca e da un linguaggio dissacrante e corrosivo. Un percorso artistico coraggioso e anticonformista che li ha visti trattare temi scomodi, dalla morte alla pedofilia, dal razzismo alla disabilità. Per Babilonia Teatri il teatro ha senso di esistere se specchio della società in cui vive, se luogo in cui formulare domande ed esprimere dubbi senza ipocrisie. Non vi è mai una tesi da sostenere, né un'antitesi da contrapporvi. Ed è proprio su questo filone di pensiero che si inserisce lo spettacolo Jesus che esplora le ragioni della religione, dalle sue origini, alla sua necessità di esistere, quale risposta all'inquietudine congenita dell'individuo. I Babilonia percorrono i luoghi comuni che avvolgono la figura del Cristo, un personaggio così familiare da conoscerne tutti nascita, vita, morte e miracoli. Jesus è tutto, è il nome del fidanzato di Madonna, è un paio di jeans, è una miniserie televisiva, è un giocatore dell'Inter, è il miglior amico del Grande Lebowsky. Jesus è un punto di domanda. "Un teatro pop, rock, punk", che propone al pubblico una serie di interrogativi attraverso un registro recitativo pressante, che spinge l'individuo alla riflessione. Un'escalation emotiva, nella quale il pubblico è bombardato dall'incalzante flusso di parole, per un effetto rimbombo chiaramente voluto. Una critica intellettuale profonda, uno spettacolo dalle mille domande che lasciano personale risposta. E' anche la rilettura in chiave post moderna della divinità capitalizzata dalla società simulacro, della sacralità nei suoi aspetti più materiali e commerciali. Dalla sacra ostentazione del bene, il cui fine dovrebbe essere la coesione sociale, alla degenerazione nell'oscenità totalizzante. Jesus, uno spettacolo di "prospettiva", che affronta con coraggio e profondità questioni universali. Una continua ricerca ideologica e filosofica sulle ragioni dell'esistenza, che come tutte le cose complesse, ha inizio dalla più elementare delle domande, così semplice che è proprio un bambino a porla: "perché si muore?".

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