Il libro - Santanelli e il principe

di Antonio Tedesco

La serva del Principe Kairos Edizioni
Serie Oro Collana Teatro
(pagg. 110 - € 15,00)

Dopo gli esordi, racchiusi per lo più in interni claustrofobici e ambientazioni contemporanee, la drammaturgia di Manlio Santanelli prende ad articolarsi su uno scenario più ampio e variegato che abbraccia epoche e situazioni (storiche, umane, sociali) diverse. E, soprattutto, si fa carico dei relativi linguaggi, trovando in in tale pratica, oltre ad una piena funzionalità espressiva, una delle sue cifre stilistiche meglio definite, attraverso un lavoro sulla lingua che si "plasma" e aderisce perfettamente all'oggetto drammaturgico di volta in volta trattato. In questo senso Santanelli è, forse, uno dei pochi drammaturghi puri che può oggi vantare il teatro italiano. Il suo lavoro sulle strutture linguistiche non solo è perfettamente funzionale alle esigenze di messa in scena, dove costituisce già un elemento caratterizzante dell'opera, ma riveste, proprio in quanto lavoro sul linguaggio, anche un valore letterario autonomo. Ne è un esempio lampante questo testo pubblicato da Kairos nella collana Serie Oro Teatro, La serva del Principe (prefazione di Antonio Lezza), dove il Principe del titolo è proprio quella figura ideale e così concreta a un tempo dell'Uomo di Governo (nell'accezione più estrema di tiranno) teorizzata circa cinque secoli fa da Niccolò Machiavelli. La pièce, suddivisa in due tempi e vari quadri, racconta la stesura della celeberrima opera dell'autore fiorentino, il trattato politico intitolato, appunto, Il Principe, ma inserendo questa impresa in un contesto quotidiano di confronto dell'autore stesso con la sua governante, Berta, donna del popolo, ancor giovane, ma avveduta e saggia che con la sua spontaneità e il suo buon senso lo aiuta e lo incoraggia  anche nei momenti di impasse o di sfiducia nelle proprie idee che il Machiavelli della pièce, verosimilmente attraversa nel corso della sua impresa filosofica e letteraria. Il confronto tra i due, racchiuso nell'ambiente circoscritto dello studio dello scrittore, oltre a rivestire sfumature intime e personali legate a delle non banali riflessioni sulla psicologia del quotidiano, sembra adombrare anche quella dialettica tra governatore e popolo che è l'essenza del trattato stesso mettendo per certi versi in crisi, nella pratica quotidiana, quelli che sono gli assunti teorici che Machiavelli va formalizzando nel suo testo. Santanelli, così, allarga a un contesto molto più ampio il confronto fra i due personaggi facendone strumento di riflessione, anche politica, sulle possibilità, e forse necessità, di stabilire uno scambio, e un vero e proprio dialogo, tra chi governa e chi è governato. Tutto questo viene trattato dall'autore con un linguaggio ricalcato su quello dell'italiano rinascimentale, molto simile a quello usato dallo stesso Machiavelli nelle sue opere, ma che Santanelli rinnova e attualizza. Fino a renderlo capace di parlare all'uomo di oggi con un efficacia forse ancor maggiore di quella che avrebbe potuto ottenere utilizzando un linguaggio contemporaneo. E questo grazie ad una scrittura che si fonda sulla musicalità e sul ritmo per veicolare in maniera più diretta ed efficace i sensi e i significati di questa arguta e godibilissima opera.


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