Giuseppe
Miale di Mauro firma la regia di All
in. Il gioco può causare solitudine,
in scena dal 9 al 14 maggio al Ridotto del Mercadante di Napoli.
Da una produzione
Associazione Culturale Marina Commedia in collaborazione con Teatro
Stabile di Napoli.
Il
testo, scritto da Roberto Nugnes, affronta una tematica sociale
particolarmente complessa, attraverso la storia di due amici, Ernesto
e Ruggero, - sul palco Gennaro
Di Colandrea e Geremia Longobardo - la
cui vita cambierà totalmente a causa della dipendenza dal gioco
d’azzardo.
Un
lavoro non semplice da rappresentare, ma che trova nel teatro un
canale vivo nel quale porre domande e spunti di riflessione ad un
ampio pubblico.
“Quando
Longobardo e Di Colandrea mi hanno proposto la regia di All
In –
dichiara Giuseppe Miale di Mauro - non ci ho pensato su due volte,
sia per la stima profonda che nutro in loro come attori, ma anche
perché stuzzicato dall'idea di affrontare un argomento così
delicato e scottante. La ludopatia è una sorta di male oscuro, un
cancro che distrugge la vita di migliaia di persone che ci sono
accanto,trascinandole in un inferno dal quale è molto complicato
venir fuori”.
Uno
spettacolo che subito riporta alla mente il Giocatore
di Dostoevskij e che ne conserva, nella regia, alcuni riferimenti.
“Quando
ho letto All
In la prima
volta – continua Miale - sono corso a rileggere alcuni passi del
libro. È un po' come raccontare una storia di gelosia e volare con
la mente immediatamente all'Otello,
un percorso quasi inevitabile”.
La
ludopatia è un fenomeno catastrofico, spesso non considerato tale
ma, invece, spaventosamente simile ad una tossicodipendenza.
“La
ricerca di una felicità vacua, la convinzione di poter, prima o poi,
vincere e arricchirsi, il brivido del gioco – asserisce Miale -
sono condizioni alle quali un giocatore non riesce a sottrarsi.
Credo
siano diversi i motivi per i quali si cada in quest’oblio. Noi
raccontiamo la storia di Ernesto e attraverso Ernesto non vogliamo
raccontare "il" giocatore, ma più semplicemente "un"
giocatore.
Lo
scopo è quello di focalizzare l'attenzione del pubblico sul dramma
della dipendenza dal gioco d’azzardo che confina l’essere umano
in un’enorme gabbia di solitudine e schiavitù. In una non vita che
pare non avere più alcun senso di essere vissuta, se non per la
prossima puntata”.
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