Il poeta e il pensatore Decaro riscopre il Principe segreto

Antonio De Curtis in arte Totò. L’attore nel suo archivio

di Gianmarco Cesario


Questa primavera saranno cinquanta anni che Antonio De Curtis ci ha lasciati, ma, possiamo anche dire che, da quella sera del 15 aprile 1967, il mito di Totò sia nato e cresciuto a dismisura, anzi continua costantemente ad alimentarsi a dispetto di coloro che, quando l’artista era in vita, storcevano il naso e commentavano quanto meno con sufficienza la sua immensa arte comica. I film che i critici snobbavano lasciando ai loro vice il compito di liquidarli con malevole stroncatura, sono diventati dei veri e propri cult, e anche le ultimissime generazioni li amano e li apprezzano, citando a memoria le battute diventate a loro volta dei tormentoni, talvolta addirittura entrando nei linguaggi quotidiani. In occasione di questo cinquantenario, era evidente che il Comune della sua città si preparasse a celebrarlo con i dovuti onori, e infatti il 12 aprile apre i battenti una straordinaria mostra a lui dedicata e ospitata in tre importanti edifici storici napoletani, precisamente il Palazzo Reale, il Maschio Angioino e il complesso conventuale di San Domenico Maggiore. La mostra si intitola “Totò Genio” ed è curata da Vincenzo Mollica Alessandro Nicosia, che propongono in esposizio
ne tutto il materiale che il “Principe della risata” aveva custodito nel suo archivio personale e che l’associazione "Antonio de Curtis, in arte Totò", rappresentata oggi da Elena Articoli, figlia di Liliana de Curtis, ha messo a disposizione dei curatori e dell’amministrazione comunale di Napoli. Ma non solo a Napoli questa importante ricorrenza avrà la sua dovuta celebrazione, sempre grazie alla disponibilità dell’associazione curata dalla nipote dell’attore, ha preso vita il progetto di un’importante spettacolo dal titolo In Arte Totò in scena al Teatro Parioli di Roma (21 aprile) e che vede protagonista e coautore (insieme con Liliana De Curtis) l’attore Enzo Decaro. Lo spettacolo sarà replicato, pur se in forma di reading, anche a Napoli, il 24 aprile nelle sale del Museo archeologico nazionale, nell’ambito del Festival Mann. “Più che su Totò è uno spettacolo su Antonio De Curtis, - dichiara l’attore - sulla persona e sulla sua attività di poeta, musicista e pensatore, un lato creativo ed artistico, schiacciato dalla grandezza della maschera di Totò. Dal suo archivio personale abbiamo scelto delle perle preziose, quelle a cui teneva di più. Antonio De Curtis era ossessionato dal suo comporre e spesso desiderava ritirarsi a pensare, a scrivere poesie, parole, riflessioni”. Un’iniziativa lodevole quella di costruire uno spettacolo su questo lato artistico quasi inedito, o comunque solitamente poco frequentato “Certo, - continua Decaro - lo ha voluto fortemente Luigi De Filippo, direttore artistico del teatro Parioli, ed io mi sono trovato subito d’accordo. Così in collaborazione con Liliana De Curtis abbiamo costruito uno spettacolo attraverso il materiale privato custodito sua figlia Elena”. Poesie, pensieri, canzoni che molti italiani ignorano, pur essendo un autore popolare e amato. Come Decaro si è rapportato con questi piccoli gioielli misconosciuti? “Naturalmente, amavo Totò, e sono sempre stato fan anche del poeta, della sua modernità, ma, ad eccezione delle opere più conosciute, tra cui, naturalmente, la poesia ‘A Livella e la canzone Malafemmina, io stesso non ero sufficientemente a conoscenza di tutto quello che ho poi scoperto attraverso l’incontro con Liliana ed Elena, e subito ho voluto esserne in qualche modo il divulgatore, e condividere le opere di quest’uomo di pensiero e di valore”. Opere generate da una esigenza artistica, come Decaro tiene a sottolineare: “Lui scriveva di getto: le sue canzoni, ad esempio, nascevano contemporaneamente nella parte musicale e in quella letteraria, citando Vasco Rossi, insomma, nascevano da sole già con le parole. Difficile, quindi, distinguere il poeta dal musicista. Era, inoltre, un poeta nato non nelle biblioteche e nei luoghi di formazione, ma in mezzo al popolo, fra la sua città e la sua gente. Tutte queste opere, ci raccontano, un uomo ossessionato da una parte dalla difficoltà con il mondo femminile e dalla sua incapacità di trovare e vivere l’amore, e dall’altro dal rapporto con la vita e la morte”.


©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Commenti