Arriva la legge sullo spettacolo ma mancano i decreti

di Davide Cerbone

C'è chi parla di svolta epocale e chi invece sospende il giudizio in attesa della partita più delicata: quella dei decreti legislativi, ovvero le gambe sulle quali il corpo normativo dovrà camminare. Al di sopra degli entusiasmi e degli scetticismi, comunque, si erge una certezza: dopo un’attesa lunga 71 anni, l’Italia ha una legge sullo spettacolo dal vivo. Approvato a larghissima maggioranza (265 voti a favore e 13 contrari) l’8 novembre scorso, il testo promette una rivoluzione.
Aumentano le risorse – 19 milioni per i prossimi due anni, che diventeranno 22,5 dal 2020 –, vengono stanziati 4 milioni per spettacoli da organizzare nelle zone del centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e del 2017 e l’ArtBonus viene esteso a tutti i settori dello spettacolo. Non solo: la legge­-delega di riordino del settore (Ddl Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia) rende permanente il credito di imposta riconosciuto alle imprese produttrici di “fonogrammi e videogrammi musicali” e di musica dal vivo per la promozione di giovani talenti con oneri pari a 4,5 milioni di euro a decorrere dal 2018.
Ancora: la nuova legge aggiorna la disciplina delle fondazioni lirico-­sinfoniche, che godranno di un fondo specifico (con contributi statali erogati in base alle risorse ricevute da privati, Regioni e enti locali e alle capacità gestionali dimostrate), segna la nascita del Consiglio superiore dello Spettacolo, organismo consultivo del Mibact che andrà a sostituire la Consulta per lo spettacolo. Risultati che Dario Franceschini a giusta ragione rivendica. “La nuova legge – dichiara il ministro – incrementa le risorse del Fondo Unico per lo Spettacolo (meglio noto con l’acronimo Fus, ndr), estende l’ArtBonus a tutti i teatri, rende permanente il tax credit musica, introduce maggiore trasparenza, porta sostanziali novità per il rilancio e la crescita del settore.
Un altro impegno mantenuto, dopo la nuova legge sul cinema”, ha ricordato il titolare dei Beni e delle attività culturali e del Turismo, ringraziando il Parlamento “per aver consentito un’approvazione in tempi brevi” e sottolineando “l’atteggiamento aperto e collaborativo delle opposizioni”. L’estensione del sostegno statale allo spettacolo dal vivo, alla musica popolare contemporanea, alle espressioni artistiche della canzone d’autore e alle attività artistiche di strada, restituisce lo straordinario valore culturale alla causa che ha una fondamentale valenza educativa per le nuove generazioni.
Per il momento, comunque, l’attesa legge è un contenitore vuoto. Toccherà al Governo emanare i decreti che la riempiranno di contenuti e di senso. L’intero comparto esprime insieme soddisfazione e cautela. Così come va dato atto al ministro Franceschini di aver promosso una legge sul cinema, bisogna dire che anche questa legge sulle cosiddette performing arts è un risultato storico. È stato esteso l’ArtBonus, che prima valeva solo per le fondazioni lirico­-sinfoniche e i teatri di tradizione, aumentata la dotazione finanziaria ed è stata data attenzione alla cosiddetta musica popolare. Infine, con molto buonsenso si è deciso un superamento graduale dell’impiego degli animali nei circhi.
Questa legge-­delega fissa criteri generali, rimandando al Governo il compito di attuarla con una serie di decreti legislativi. Si dovrà vedere come quei decreti saranno declinati. Un passaggio per il quale il Parlamento ha fissato una scadenza di 12 mesi. Se basteranno? Domanda da un milione di euro. Ci sono le elezioni di mezzo e c’è da limare i decreti perché non vi siano disarmonie con le disposizioni della legge. E poi si tratta di capire se quei decreti potranno essere emanati anche nel corso dell’ordinaria amministrazione.


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