Brachetti: nella mia casa magica divento uno, nessuno e centomila

di Emma Di Lorenzo


Il tour 2017/2018 di Arturo Brachetti ha un titolo estremamente evocativo: Solo. Dopo un inizio internazionale, sette settimane in Francia, tra Parigi, Cannes e altre città, arriva in Italia e, in particolare, in Campania al Teatro Verdi di Salerno dal 25 al 28 febbraio. “Si tratta di un one­man show, – spiega Brachetti – ritorno alla formula di L’uomo dai mille volti, uno spettacolo con sessanta personaggi e tante trasformazioni. A questo elemento ho aggiunto la rappresentazione di un Peter Pan che cerca di far pace con la propria ombra. In scena sono da solo, ma c’è un altro interprete, Kevin Michael Moore, che rappresenta quell’ombra che tiene gli uomini legati a terra e impedisce loro di volare. La mia anima da Peter Pan vuole restare in un mondo di gioco e fantasia, desidera volare”. Uno spettacolo magico, un as­Solo degno dei tanti con cui l’artista torinese ha conquistato il pubblico, arricchito da effetti speciali che fanno da cornice a un sorprendente nuovo ritorno alle origini.
Al centro della scena c’è una casa che si apre e si chiude davanti agli occhi degli spettatori: “Ogni stanza rappresenta un momento diverso, legato al tema evocato dal luogo. Quella dei bambini, per esempio, è dedicata alle fiabe, è lì che mi trasformo in Biancaneve, Shrek, ma anche nel lupo cattivo. Nel bagno affronto il tema degli anni che passano. Un’altra stanza ancora è dedicata alla musica e ai suoi personaggi simbolo”. Solo­The Master of quick change non è uno spettacolo di solo trasformismo. Ci sono momenti di magia, ombre cinesi e una nuova tecnica, la sand art ­ disegni sulla sabbia, manipolazioni di luci laser e video­mapping”. Un grande spettacolo high tech che non dimentica la semplicità: “Ho ripreso il numero del cappello che si dilata e quello della sabbia proiettata su uno schermo, che mi permette di creare personaggi diversi. Con poco si può fare molto: in Solo momenti con effetti speciali si alternano ad altri di grande semplicità”. Il tempo è una parte fondamentale: in pochi secondi Brachetti si trasforma in questo o quel personaggio che, poi, può rallentare nei momenti più emozionanti. Un desiderio di restare umani che coinvolge un pubblico di tutte le età. “Le mie performance hanno tre livelli di lettura. Il primo è quello infantile dell’incredulità. I bambini si chiedono come faccia a cambiarmi così velocemente o come riesca a volare. Il secondo riguarda i riferimenti culturali sempre presenti, tra pittura, musica, citazioni letterarie. Ultimo, ma non per importanza, è quello emozionale: i momenti che toccano il cuore sono quelli più forti e, in genere, arrivano nel finale. Non si può evocare l’emozione troppo presto…”.
Con Solo Brachetti torna ancora una volta in Campania: “Sono innamorato di questa regione e della forte cultura teatrale che si avverte anche in strada. Questa caratteristica della gente comune la rende più difficile da impressionare. Il pubblico campano è tra i più ‘duri’, perché spesso assiste al teatro già nei negozi e nelle strade. È una sfida che mi piace molto. Avverto un senso di leggerezza che amo, anche i momenti tragici qui trovano una forza unica”.


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