Con il cinema in palcoscenico Pirandello buca lo schermo

Eros Pagni e la regia di De Fusco per un superclassico. Citando Woody Allen

di Stefano Prestisimone

Figlio di un oste spezzino appassionato d’arte, ha consacrato tutta la sua vita al palcoscenico. Eros Pagni, 78 anni, è uno dei più grandi attori nella scena italiana, con ben oltre mezzo secolo di carriera e un percorso infinito. Il lunghissimo sodalizio con lo Stabile di Genova, le messe in scena di Gogol, Pirandello, Goldoni, Shakespeare, O’Neill, Molière, Eduardo De Filippo, la fiction tv, i film di successo (Travolti da un insolito destino…, Profondo rosso, La cena), il doppiaggio (Frollo nel cartone Il gobbo di Notre Dame e il mitico, perfido sergente Hartman in Full Metal Jacket). Dal 25 ottobre al 12 novembre Pagni tornerà a Napoli, al Mercadante, con Sei personaggi in cerca d’autore, opera tra le più famose di Luigi Pirandello, rappresentata per la prima volta nel 1921, oggi diretta da Luca De Fusco e prodotta dallo Stabile di Napoli e da quello di Genova. Una messa in scena molto particolare, aperta alle contaminazioni, con un ponte tra teatro e cinema. Sul palco, con Eros Pagni, un cast d’eccezione con Angela Pagano, Gaia Aprea, Paolo Serra, Maria Basile Scarpetta, Silvia Biancalana, Paolo Cresta, Federica Granata, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini, Federica Sandrini, Ivano Schiavi, Enzo Turrin. Scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, luci di Gigi Saccomandi, musiche Ran Bagno, video di Alessandro Papa.
Pagni, dal Sindaco del Rione Sanità di Eduardo ai Sei personaggi di Pirandello il passo non è breve, nonostante il filo rosso che unisce il drammaturgo napoletano e quello agrigentino.
“Ci troviamo di fronte a due lavori diversissimi, innanzitutto per linguaggio e anche per atmosfere. E confesso la mia preoccupazione nel rileggere attentamente il lavoro pirandelliano, che mi suona molto arcaico, complesso, direi filosofico. E una rivisitazione del linguaggio la riterrei necessaria per rendere il tutto un po’ più fruibile, adeguarlo alla lingua odierna, semplificarlo. Ma sono sicuro del gran risultato finale visto il rapporto di stima e fiducia che ho con Luca De Fusco”.
Che rapporto ha, invece, con i testi di Pirandello?
“Nella mia carriera, ne ho fatti tanti. Questa sera si recita a soggetto, Qualcuno a suo modo compongono la sua trilogia del teatro nel teatro che completerò ora con Sei personaggi in cerca d’autore. E, poi, L’uomo dal fiore in bocca e altri. È un gigante, dopo di lui c’è giusto Eduardo, poi la nebbia più totale. Entrare nel mondo del drammaturgo di Girgenti è sempre un impegno accattivante e stimolante”.
De Fusco, come sarà la sua messa in scena?
“Noi partiamo dall’irrappresentabilità dei Sei personaggi che, infatti, alla fine non vengono messi in scena. Questa irrapresentabilità si fonde con una storia intrinsecamente narrativa per immagini e, quindi, cinematografica. Quando Pirandello scrisse il lavoro, il cinema si stava affacciando sulla scena dello spettacolo e, dunque, abbiamo pensato sia intrigante una contaminazione tra i due linguaggi”.
Come sarà resa l’entrata in scena degli attori da uno schermo cinematografico?
“L’idea è citare un celebre film di Woody Allen (La rosa purpurea del Cairo, ndr) in cui il regista faceva uscire i personaggi dallo schermo. Ma ci stiamo lavorando ancora; dunque, diciamo che sarà una sorpresa per il pubblico”.
La presenza di Eros Pagni?
“Con lui ho lavorato molto, nel nostro passato ci sono due spettacoli da me diretti e due prodotti. Siamo molto amici, c’è simpatia, lui ha un eccellente rapporto con gli attori della compagnia; c’è il piacere di lavorare assieme. Avremmo dovuto fare assieme anche Il sindaco del Rione Sanità, ma poi mi è sembrato giusto lasciarlo a Sciaccaluga, che è il suo regista di tutta la vita. Diciamo che Sciaccaluga è il marito e io sono l’amante”.
Oggi Luca De Fusco apre la stagione 2017/2018 del Mercadante mettendo in scena un lavoro che segue il suo percorso di contaminazione tra teatro e cinema, iniziato nel 2010 con Vestire gli ignudi. Il testo di Pirandello è la massima riflessione, nella drammaturgia del Novecento, sulla natura stessa del teatro e i sei personaggi che si offrono alla rappresentazione sembrano provenire dal mondo del cinema e chiedere che il cinema sfoci nel teatro. Perciò, la scenografia dello spettacolo è basata su un grande muro sistemato sul fondo del palcoscenico, uno schermo cinematografico da dove i personaggi emergono.


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