Enzo Moscato e “Spoon River”: tradinvento, dunque sono

Il drammaturgo traduce e porta in scena l’antologia di Masters


di Virginia Maresca

Liberamente ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, Enzo Moscato dirige, dopo averlo “sporcato” di lingua e suoni napoletani, Raccogliere & bruciare, in programma al Teatro Nuovo di Napoli dal 21 al 25 marzo. Coprodotto dalla Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia e dalla Compagnia Enzo Moscato\Casa del Contemporaneo, lo spettacolo vede tra gli attori Giuseppe Affinito, Massimo Andrei, Benedetto Casillo, Salvatore Chiantone, Gino Curcione, Enza Di Blasio, Carlo Di Maio, Caterina Di Matteo, Cristina Donadio, Tina Femiano, Gino Grossi, Carlo Guitto, Amelia Longobardi, Ivana Maione, Vincenza Modica, Rita Montes, Anita Mosca, Enzo Moscato, Francesco Moscato, Imma Villa e con la partecipazione di Oscar e Isabel Guitto, Isabella Mosca Lamounier, Lucia Celi, Rosa Davide. “Sono molto appassionato di letteratura, quindi al di là di quello che scrivo io, ho sempre la tentazione di affacciarmi su universi apparentemente lontani dalla tradizione e dalla scrittura napoletana. Tra i miei sogni c’è sempre stato quello di cercare una via, un approccio che riconducesse il capolavoro di Lee Masters nell’ambito della nostra tradizione. Ma in 40 anni mi sono dedicato a testi diversi, a diversi autori”. Moscato, infatti, per qualificare un po’ l’aspetto della sua scrittura, della sua drammaturgia, ha coniato il termine ‘trad’invenzione’, che consiste in una traduzione libera
che segue in parte l’originale e in parte lo tradisce. “Quando un traduttore si avvicina a un’opera che non gli appartiene, un po’ il tradimento è necessario, altrimenti non si riesce a tradurre perfettamente nella propria lingua, nel proprio modo di vivere e di pensare”.
L’autore, attore, regista e scrittore partenopeo – che negli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti – si è avvicinato alla rielaborazione dell’antologia del poeta statunitense nel 1995, nello stesso periodo in cui scriveva e progettava il testo­spettacolo Co’stell’azioni. “Ho cominciato a tradurre negli anni, per poi decidermi a realizzare la versione scenica che è Raccogliere & bruciare, ‘trad’inventando’ 80 frammenti scelti in maniera accurata tra i 263 di cui si compone il testo originale di Lee Masters. Ho scelto quelli che più si adattavano alla traduzione nella nostra lingua, cercando di mantenere un tono neutro, di non essere troppo napoletano. La lingua napoletana è molto flessibile, permette di estendere il raggio di azione, poiché si presta sia ad una scrittura classica che sperimentale”. Moscato prende il cimitero di Spoon River e lo trasferisce sotto il Vesuvio, con 22 attori sul palco: un coro di morti viventi dove ognuno parla della propria esistenza. “Ho usato un capolavoro straniero per poter parlare di Napoli in una dimensione umana, metropolitana, cittadina. Un cimitero dove tornano in vita personaggi di epoche diverse. Una coralità di voci, di figure che sono poi gli attori che ho scelto per la messa in scena. Morti viventi che possono essere benissimo dei vivi che stanno per affrontare l’esperienza della morte, simboleggiando una situazione che spinge a un discorso sulla città. Noi che cosa siamo? Siamo una situazione già morta, trapassata, in cui non c’è da dire più nulla o c’è ancora qualche speranza. In questo spettacolo mi ha affascinato la possibilità di lavorare sulla lingua, che credo sia la prima dimensione del teatro, soprattutto quando partendo dall’antico diventa contemporanea”.


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