"Ragazze sole con qualche esperienza".Travestiti e criminali creature profetiche nel mondo di Moscato

di Giuseppe Giorgio


Acclamato come uno dei migliori giovani registi della scena italiana, Francesco Saponaro sarà al Teatro San Ferdinando di Napoli, dal 20 dicembre al 7 gennaio, a dirigere Ragazze sole con qualche esperienza, un testo del 1985 di Enzo Moscato, un caposcuola del teatro contemporaneo e della Nuova Drammaturgia napoletana, autore di respiro europeo che, non a caso, tra dicembre e gennaio, sarà presente tre volte sulle scene cittadine aggiungendo al lavoro affidato a Saponaro, la presenza al Trianon con Ritornanti e al Tram con Tempo che fu di Scioscia. Con Veronica Mazza, Carmine Paternoster, Lara Sansone e Salvatore Striano, lo spettacolo prodotto dallo Stabile di Napoli – Teatro Nazionale e Teatri Uniti, proporrà, così, tra amore, erotismo, violenza e solitudine, la storia di due travestiti di nome Grand Hotel e Bolero Film e di due delinquenti chiamati Scialò e Cicala, che si incontrano per un trasgressivo e ubriacante momento di passione. Saponaro, che cura anche le scenografie, giunge a questo testo, come lui stesso ha dichiarato, “dopo un lunghissimo percorso”. “Enzo Moscato rappresenta un faro. Un poeta di riferimento al quale mi lega una profonda amicizia e un costante confronto. L’idea di questo progetto mi è stata suggerita l’anno scorso dalle interpreti Lara e Veronica. È anche grazie a loro che oggi mi trovo a misurarmi con un lavoro collocabile in quel tempo del dopo terremoto che tanto segnò la città di Napoli, ponendomi, per di più, dinanzi alla scelta di utilizzare due attrici nel ruolo di due travestiti”.
“Partendo dagli albori del teatro e dalla trasfigurazione dei personaggi – spiega Saponaro – la figura del travestito ha sempre avuto un’enorme forza sacrale. Il femminiello è una figura depositaria della cultura della città che non si colloca in nessuno dei sessi canonici, maschile o femminile. Nell’anno 2017 possiamo dire che risulta ampiamente superata l’identificazione sessuale a favore di una dimensione univoca dell’essenza umana. Grande merito, va alle attrici Veronica Mazza e Lara Sansone che con forza, talento e tanta storia alle spalle, ricreano in scena due figure così importanti. Fondamentale nei ruoli di Scialò e Cicala anche l’apporto di Salvatore Striano e Carmine Paternoster, attori che vengono da esperienze umane difficili e hanno trovato un riscatto grazie al palcoscenico e ad una grande forza di volontà, oltre che espressiva. Con le loro caratterizzazioni e i personaggi di Grand Hotel e Bolero Film, a prendere corpo è un gioco identitario nutrito da un testo dalla straordinaria potenza profetica. Ad evidenziarsi nella messinscena è quello squilibrio post sisma che ha modificato radicalmente la morfologia della città”.
“Affronto diversi codici – ci dice ancora il regista –, cercando di esaltare al meglio l’aspetto profetico e redimendo le devianze della criminalità con un gesto lirico. Trovandomi di fronte ad una storia che guarda in avanti come un telescopio, provo a partire da quegli anni Ottanta per giungere ai giorni nostri. Anticipatore dei tempi con una forma teatrale affascinante, Enzo Moscato, ha utilizzato una lingua che tra francese, spagnolo e tedesco si trasforma in un unico fantastico linguaggio di scena. Considerato tra i più belli di Moscato, il testo mi offre un’occasione prestigiosa anche in virtù di una compagnia trasversale con artisti di diversa estrazione e matrice. Il tutto, al servizio di uno spettacolo che pone al suo centro, cuore ed emozioni e che ha tanta voglia di dare vita ad un teatro capace di diventare luogo di incontro”.


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