All'Archivio Troncone, scatti e pose d'autore per documentare storie, persone e costumi di un secolo

di Paola de Ciuceis

Come in ogni scrigno prezioso che si rispetti, anche l’Archivio Fotografico Troncone dei fratelli Vincenzo e Guglielmo Troncone riserva le sue sorprese. E a prescindere dai due segmenti in cui i due fratelli si specializzarono, industriale (Vincenzo) e cronaca (Guglielmo), a ben vedere c’è tanto di più. Tra manifestazioni, tornei e feste popolari, c’è anche un prezioso fondo teatrale che testimonia, sin dagli anni Trenta, la vita cittadina attorno ai palcoscenici del tempo. Se ne scoprono di non più attivi e addirittura scomparsi come l’antico Teatro Stella Cerere, di quelli completamente cambiati come il Teatro Nuovo che andò distrutto dai bombardamenti bellici ma del quale si riscopre l’antica configurazione, e di altri ancora nel pieno delle loro attività, come per esempio il Teatro di San Carlo. Sì, perché, tra le collaborazioni più importanti dei Troncone non c’erano solo i Cantieri Navali di Castellammare di Stabia dei quali si documenta il varo dell’Amerigo Vespucci (1931) ma anche il massimo partenopeo di cui Foto Troncone è stato fotografo ufficiale dal 1948 al 1980 documentandone ogni attività, dai bozzetti agli allestimenti agli spettacoli senza tralasciare il foyer e tracciando, così, un significativo spaccato della vita dell’ente e della città. Ancora, degli anni Trenta, si apprende di riunioni a casa di Raffaele Viviani con Ernesto Murolo in vista della rappresentazione teatrale Il figlio di Don Gesualdo al teatro Fiorentini, della messa in scena di Cento di questi giorni al Nuovo dove si fa anche rivista, e innumerevoli altri spettacoli con Agostino Salvietti, ritratto spesso da solo, con la compagnia o con Scarpetta. Bellissimi gli scatti della Greta Garbo napoletana, al secolo Romilda Villani ma più nota come la madre di Sofia Loren. Insomma, ce n’è da spigolare. E si scopre anche che prima della fotografia, per i Troncone, al principio di tutto, c’è stata l’esperienza della Partenope Film, la casa cinematografica fondata nel 1907 da Roberto Troncone, il fratello maggiore dei due fotografi. Quello di Troncone oggi è uno dei due più consistenti fondi dell’Associazione Archivio Fotografico Parisio che, nell’antica sede dello studio di Giulio Parisio sotto il porticato di piazza del Plebiscito, oltre a custodire quello del noto fotografo, ne ha accolti numerosi altri di fondi e raccolte tra cui quelli di Charles Abéniacar, di Pasquale e Achille Esposito, di Giorgio Sommer su impulso di Stefano Fittipaldi, presidente del sodalizio e proprietario degli archivi.
Un patrimonio di negativi e positivi su diversi supporti e formati, inesauribile fonte di testimonianze che permettono a studiosi e curiosi di rileggere le più svariate pagine di un arco temporale che va dagli inizi alla fine del ’900 tra storia economica e imprenditoriale, urbana e sociale, storico artistica e culturale. “La tutela e conservazione sono il primo obiettivo che l’associazione si è prefisso”, spiega Fittipaldi, “in proposito bisogna sottolineare che i fondi Parisio e Troncone, come pure la sede, sono stati riconosciuti di interesse storico da parte dello Stato e posti sotto vincolo dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Oltre all’ attività di gestione e conservazione del materiale fotografico, svolgiamo anche una attività di promozione della cultura in genere e della fotografia in particolare, organizzando mostre, incontri e dibattiti”. Così, tornando a Troncone e ai suoi ottant’anni di attività, dai racconti di Stefano Fittipaldi e da una scheda a cura di Stefania Gentile, si apprende della Partenope Film di Roberto Troncone, dei suoi entusiasmi giovanili per le immagini in movimento, della sperimentazione di nuove tecniche di ripresa, dell’esordio, sostenuto dai germani Guglielmo e Vincenzo, con una macchina da presa Lumiére e dei successivi successi i cui proventi furono reinvestiti in un attico in via Solimena al Vomero che diventò il primo teatro di posa del cinema italiano alla quale si aggiunsero, poi, altre due sale di proiezione, la Troncone e la Elgé. Le capacità di Roberto, unite alla frequentazione dei piu noti personaggi dell’epoca – il drammaturgo e scrittore Roberto Bracco, l’attrice Francesca Bertini e l’attore e commediografo Raffaele Viviani che spesso prestarono i propri volti ai suoi cortometraggi –, lo videro affermarsi con la Partenope Film almeno sino al finire degli anni Venti quando, a conclusione dell’esperienza cinematografica, nacque lo studio fotografico di cui si occuparono, appunto, Vincenzo e Guglielmo, quindi, sino al 1996, il figlio Vittorio (1926) con un lavoro sistematicamente documentato, già dal 1929, in registri catalogati in ordine cronologico.

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