La verità di un carnefice raccontata al Teatro Tram. AD OCCHI CHIUSI scritto e diretto da Luca Pizzurro con Andrea Fiorillo protagonista
Di Gabriella Galbiati
Dal
6 al 9 febbraio è andato in scena al Teatro TRAM, con Andrea Fiorillo protagonista,
“Ad occhi chiusi”, scritto e diretto da Luca Pizzurro. Un monologo denso di
suspense che racconta una verità terribile e affronta un tema sempre più
attuale e scottante.
“AD
OCCHI CHIUSI” è un testo in cui l’autore, immedesimandosi nella psiche di un
“carnefice”, ne porta in scena pensieri, soliloqui, immaginazioni. Ci troviamo
di fronte ad un punto di vista scomodo, insolito, destabilizzante: l’autore
segue i pensieri di uno strano personaggio, che compie le sue “azioni” in nome
dell’amore.
Pizzurro, come nasce questo
spettacolo?
Lo
spettacolo nasce da una storia vera, che ho sentito la necessità di raccontare
già dieci anni fa quando nacque il testo. L’incontro con il drammaturgo Michel
Marc Bouchard, è stato l’occasione per immergermi dentro questa storia e
tirarla fuori con tutta la fatica e il dolore che inevitabilmente ha
comportato. È stato un lungo percorso di ricerca dentro e fuori di me. Mesi di
documentazione, incontri, testimonianze e studio delle conseguenze giuridiche
che comportava macchiarsi di un crimine come quello che compie il protagonista
della mia storia. Ho detto comportava perché sembra che qualcosa sia cambiato
in questo ultimo anno, almeno nella fase processuale, ma resta comunque un
crimine ancora molto attuale e diffuso.
Dopo dieci anni hai deciso di riprendere
lo spettacolo. Perché e cosa è cambiato?
La
scelta di riprendere lo spettacolo nasce intanto dalla cronaca, che ancora
continua a registrare episodi molto simili a quelli che racconto nel testo e
quindi, l’attualità di questa storia sporca. In sostanza non è cambiato nulla,
lo spettacolo ha ancora la forza di allora e le parole risuonano in me con l’efficacia
di quando le ho scritte e questo è per me la conferma che una storia merita
ancora di essere raccontata.
Per questa ripresa, vedremo in scena un
nuovo attore protagonista. Come mai la scelta è caduta su Andrea Fiorillo?
Avete già lavorato insieme?
Andrea
Fiorillo è un valido professionista che porta in scena una grande anima,
elemento fondamentale per me. Quando scelgo un attore, cerco di leggere oltre
la tecnica, oltre il mestiere, alla ricerca del vissuto di un attore che
diventa linfa vitale per un personaggio dall’animo complesso come il mio.
Andrea
ha già interpretato altri due miei testi: ”06/05/38” nei panni di un
omosessuale nel momento della promulgazione delle leggi razziali e
“GABRIELLE” nel personaggio di Boy Chapel, il grande amore di Coco Chanel.
Il protagonista è un uomo che esercita un
grande fascino su chi lo ascolta. Eppure nasconde volutamente qualcosa. Solo
alla fine dello spettacolo si scoprirà "la verità". Perché questa
scelta drammaturgica?
Perché ci
si possa sentire in un luogo familiare dove niente di male possa accadere.
È ciò che accade nella realtà di chi subisce violenza. Il carnefice solo con il
tempo getta la maschera e tira fuori la sua anima nera. In sostanza proviamo a
far vivere allo spettatore le tappe che la vittima percorre fino allo
svelamento dell’orrore, fino al colpo di scena finale.
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